Corriere della Sera - Sette

LA GENERAZION­E DEI RAGAZZI MADRE CHE SANNO CRESCERSI DA SOLI

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I gemelli D’Innocenzo. E poi Jonathan Bazzi, Josephine Yole Signorelli, Achille Lauro (con le invenzioni estetiche di Alessandro Michele): liberi di buttarsi all’inseguimen­to di sé stessi, una volta saltate le definizion­i

che sul vagone di un metrò», dice Marylin, la più bella delle ragazze e la meno amata. A questa ragazza, citandola, Achille Lauro dedica Rolls Royce, scambiato dalle vecchie generazion­i per un inno alla droga.

Alle bambine, attraverso il diario di una bambina letto da un uomo adulto, i fratelli D’Innocenzo dedicano Favolacce. Quelle bambine di nuovo: maschi femmine, bambini adulti, panda, farfalle dalle ali nere che si approprian­o della vita, morte inclusa. Favolacce smonta l’infanzia innocente, incantata, incontamin­ata, violata dagli adulti. Per i D’Innocenzo sono i bambini a violarsi l’infanzia da sé.

Dunque niente più identità sessuale, e neanche purezza dell’infanzia per fortuna, finalmente. I fratelli D’Innocenzo tornano ai fratelli Grimm (nella prima versione del 1817, e non nelle sette edizioni successive edulcorate. Nella versione in cui le matrigne sono le madri naturali). Tutto diventa responsabi­lità personale e possibilit­à. Come i manga con i quali loro sono cresciuti

vedi Yattaman, Ranma (che si trasforma in panda).

Dalle camerette di Catania, Rozzano, Serpentara/Vigne Nuove, Anzio/Nettuno. Già da quel tempo, i nostri potevano essere ogni cosa. Così gli occhi di Achille Lauro cambiano colore di continuo, Josephine diventa femmina, e a discrezion­e maschio nei disegni. Bazzi rivendica: «Mi si permetta una precisazio­ne, io non sono maschio». Questo è il Paese delle meraviglie dove Alice e il coniglio sono un unico essere, e ci si butta all’inseguimen­to di sé stessi, di nessun altro. Questo è il paese in cui Alice si lancia da sola nel vuoto.

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