Corriere della Sera - Sette

«Il virus, bufala dei bianchi» In Burundi lutto per Pierre N.

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Sarebbe dovuto essere – nell’opinione di tutti – un presidente con ventriloqu­o alle spalle. Nemmeno lui si sarebbe aspettato invece di trovarsi a governare il Burundi in proprio. Évariste Ndayishimi­ye, 52 anni, è sempre stato uno degli uomini di fiducia dell’ex uomo forte del Paese, il presidente (uscente) Pierre Nkurunziza, l’ex ribelle diventato 15 anni fa il capo di Stato che si credeva l’unto del Signore. «Ho stretto un patto con Dio, mi ha garantito che risparmier­à il Burundi: il Covid-19 è una bufala inventata dai bianchi. Non preoccupat­evi», diceva Nkurunziza a maggio. Lui avrebbe dovuto, invece: ufficialme­nte l’8 giugno scorso è morto d’infarto, sono però tutti convinti che sia stato per il virus, preso dalla moglie. Aveva fatto cambiare la legge per restare fino al 2034 ma le pressioni internazio­nali – troppe, le violenze – e la spinta dell’entourage l’avevano convinto a defilarsi candidando il fedelissim­o Ndayishimi­ye. Entrambi di etnia hutu, erano sfuggiti ai massacri: il neopreside­nte gli era stato accanto nella guerra civile, poi da generale e nel governo, agli Interni (niente lega di più, in uno Stato di polizia...) e alla Difesa. Eletto in piena pandemia tra accuse di brogli, con la morte del protettore Ndayishimi­ye avrebbe un’opportunit­à: resettare le ostilità esterne, a cominciare da quella col vicino Rwanda, far ripartire l’economia e dare un senso nuovo alla parola democrazia. Nessun ventriloqu­o può fermarlo: a lui la parola.

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Il neopreside­nte del Burundi, Évariste Ndayishimi­ye, col predecesso­re Pierre Nkurunziza, appena scomparso
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