Corriere della Sera - Sette

POTERE & AFFARI LA PARTITA GLOBALE SUL PETROLIO

- Di STEFANO AGNOLI

Il 20 aprile, per la prima volta nella storia, il prezzo è diventato negativo: -37 dollari al barile sul mercato dei futures, con una catena di bancarotte fra le compagnie americane. Ma c’è chi ha guadagnato. Miliardi di dollari

barili «di carta» per ogni barile «fisico». Il tutto senza considerar­e gli scambi all’Ice, il mercato future europeo sul Brent, la qualità di petrolio del mare del Nord. Morale: il rapporto ventidue a uno potrebbe addirittur­a raddoppiar­e.

È su questo terreno che si gioca la partita vera della speculazio­ne, mentre gli andamenti e le previsioni sul mercato fisico del petrolio servono solo come spunto di partenza. Ed è nel mondo dei barili di carta che a farla da padroni sono le grandi trading companies internazio­nali. Hanno sede a Ginevra, a Londra, o nei paradisi fiscali caraibici, e movimentan­o miliardi di dollari ogni giorno. Sono gruppi privati, come Trafigura, Vitol, Gunvor, Mercuria Energy. Sono banche d’affari, come Goldman Sachs. Sono le filiali delle grandi compagnie oil&gas, da Shell fino a Total, Bp e Aramco, che muovono volumi di petrolio che sono multipli di quanto estraggono materialme­nte dal sottosuolo o dai fondali marini.

Cara volatilità

«C’è una certa differenza», spiega Salvatore Carollo, trader con passata esperienza all’Eni e analista «tra chi cerca di interpreta­re gli andamenti del mercato e chi invece lo fa. Ecco, le trading companies “sono” il mercato». Difficile conoscere i loro guadagni, spesso inaccessib­ili o diluiti all’interno di conti economici più generali. Quello che è certo è che fanno profitti non sulla base del valore assoluto del prezzo del petrolio, ma della sua volatilità. Di quanto sale e di quanto scende. Il 2019, ha detto a Bloomberg lo scorso gennaio il ceo di Mercuria Energy, Marco Dunand, «per il trading di energia è stato uno dei migliori anni di sempre». Ma anche il primo scorcio di 2020 non sembra essere andato poi così male. Trafigura, che lo scorso anno ha fatto 1,7 miliardi di dollari di profitti lordi, nel primo semestre ha dichiarato un incremento dell’utile del 27%. La divisione che si occupa di commodity della banca d’affari Goldman Sachs ha generato, da gennaio a maggio, ricavi per un miliardo di dollari, sempre secondo Bloomberg. E se è proprio la volatilità l’occasione per fare profitti c’è da scommetter­e che siano tutti già pronti a cavalcare la nuova ondata, quella del rialzo.

I segnali già ci sono: ripresa dei consumi di benzina e gasolio, estate in arrivo. Con le riaperture anche il jet fuel, il prezioso cherosene per gli aerei (è solo al 5% di un barile di petrolio) tornerà ad essere al centro della domanda. Ma tutti questi carburanti non potranno tornare disponibil­i con uno schiocco di dita. Molte delle raffinerie che li producono sono ferme o lavorano a ritmo ridotto, e per tornare a pieno regime servirà del tempo. Insomma, la domanda di prodotti e petrolio potrà impennarsi prima che l’offerta sia pronta a soddisfarl­a. I prezzi potrebbero così salire, la volatilità aumentare. E con essa, come sempre, i profitti dei signori dei barili di carta.

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La struttura di trading della banca d’affari Usa ha guadagnato un miliardo di dollari da gennaio a maggio
Gli automobili­sti
(dati Mise) la benzina costava
.Il rispettiva­mente
(ma con il lockdown quasi nessuno ha potuto circolare)
al litro e il diesel
Donald Trump
Il presidente Usa rischia di presentars­i alle elezioni di novembre con una lunga catena di fallimenti di produttori di petrolio, piccoli e medi I Paesi produttori
Il crollo della rendita petrolifer­a complica i conti dei Paesi produttori che faticano a coprire le spese del bilancio, a pagare le pensioni, la sanità e la spesa pubblica in genere
I risparmiat­ori comuni le famiglie che hanno scommesso sull’andamento del barile tramite i fondi Etf com lo Us Oil Fund, che dall’inizio dell’anno ha perso il del suo valore
Vladimir Putin
Il ceo di Goldman Sachs, David Solomon La struttura di trading della banca d’affari Usa ha guadagnato un miliardo di dollari da gennaio a maggio Gli automobili­sti (dati Mise) la benzina costava .Il rispettiva­mente (ma con il lockdown quasi nessuno ha potuto circolare) al litro e il diesel Donald Trump Il presidente Usa rischia di presentars­i alle elezioni di novembre con una lunga catena di fallimenti di produttori di petrolio, piccoli e medi I Paesi produttori Il crollo della rendita petrolifer­a complica i conti dei Paesi produttori che faticano a coprire le spese del bilancio, a pagare le pensioni, la sanità e la spesa pubblica in genere I risparmiat­ori comuni le famiglie che hanno scommesso sull’andamento del barile tramite i fondi Etf com lo Us Oil Fund, che dall’inizio dell’anno ha perso il del suo valore Vladimir Putin

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