«ABBATTERE LE STATUE? UN GESTO DI SPONTANEITÀ RIVOLUZIONARIA»
«Eravamo come drogati. Ho rimesso un po’ a fuoco tutto. Chiamavo o mandavo messaggi agli amici stretti, ma neanche troppo. Mi piace fare questa vita un po’ monastica, e ho anche capito il senso di chi pratica davvero questo isolamento per accrescere la propria spiritualità, ibernando la mente dal pensare ad altro. Questi Viral paintings ruotano attorno al concetto di come noi negoziamo il reale e il virtuale. Sembra una crisi molto astratta mentre è la cosa più vera che stiamo vivendo, ma per molti non è così». Per certi versi ha assunto la forma anche di un esperimento sociale. «Sicuramente. Ma grazie a questo confinamento, dovuto al Covid, abbiamo tutti prestato molta più attenzione alle notizie. Come quella dell’uccisione di George Floyd, scatenando le sacrosante proteste di #blacklivesmatter. In altri momenti magari sarebbe stata un po’ meno recepita, e se cambierà il modo come le persone di colore saranno trattate dalla società, sarà grazie a questa crisi».
Quindi sul virus del Covid-19 in un certo senso si è innestato quello del razzismo. «Più pericoloso. Per il coronavirus si troverà un vaccino, per il razzismo no. C’è molto da fare per non disperdere quanto abbiamo appreso in queste ultime settimane .Un video e i social media hanno fatto la differenza lanciando le proteste nel mondo. La tecnologia ci ha molto aiutato, se non avessimo avuto gli smartphone non avremmo saputo tante cose, ma dobbiamo vigilare sulle sue storture, come il controllo su di noi».
In questi giorni si stanno abbattendo nel mondo monumenti di conquistatori, di eroi autori di violenze, di politici compromessi con colonialismo, schiavismo. «Nel caso della statua di Bristol