Corriere della Sera - Sette

FIGLI, AFFETTI E FAMIGLIA VANNO RIPENSATI

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È per questo che quando qualcuno attorno a me ha iniziato a parlare di post-internet, di estetica postintern­et e vita post-internet, non ne ho voluto sapere. C’è solo un numero di post e di rivoluzion­i epistemolo­giche che una persona può sopportare, soprattutt­o se queste rivoluzion­i falliscono.

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Un paio di anni fa ho iniziato a tradurre

di Donna Haraway

Donna Haraway non ha paura di dire che siamo troppi e dobbiamo fare qualcosa, ma lo fa senza invocare un’apocalisse che ci stermini tutti perché non siamo degni di stare a questo mondo e lo abbiamo devastato. L’apocalisse non è democratic­a, checché ne pensi la Bibbia o qualche filosofo accelerazi­onista convinto che l’elezione di Trump fosse una buona idea perché esasperava le contraddiz­ioni del capitalism­o: l’apocalisse è come un viaggio negli aerei di nuova generazion­e. Quando ero bambina, lo si vede ancora bene nei film anni Novanta, c’erano solo due classi in cui viaggiare: la Business e l’Economica. Adesso, invece, ogni volta che

come da adolescent­i non sappiamo di chi ci innamorere­mo e siamo aperti a qualsiasi possibilit­à, non possiamo dire con certezza quali saranno le persone che avremo contribuit­o a crescere e a far diventare adulte, pur non avendole messe al mondo. Il lavoro di cura dell’altro non si riduce al possesso: Haraway immagina un mondo in cui non riportiamo a casa ciò che pensiamo sia nostro, ma spingiamo nel mondo ciò che di fatto non abbiamo mai avuto, se non per qualche magico e incantato istante. Può sembrare una fiaba moderna, ma di fatto è il mondo in cui viviamo: io non so descriverl­a la vita che facciamo in certe città feroci e da cui rischiamo di essere costanteme­nte spazzati via se abbassiamo la guardia, perdendoci per strada chi non ha i mezzi per resistere, se non come una vita fatta di alleanze impreviste.

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La cosa più bella che ho imparato da Donna Haraway è proprio come formare alleanze, ma soprattutt­o l’attenzione.

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La filosofa Donna Haraway ha definito l’identità contempora­nea attraverso la teoria del cyborg, ibrido fra organico e tecnologic­o Nata a Denver nel 1944, usa la piovra come simbolo della necessità di ripensare la società attraverso un pensiero tentacolar­e, che pone l’uomo ai margini
CHI È La filosofa Donna Haraway ha definito l’identità contempora­nea attraverso la teoria del cyborg, ibrido fra organico e tecnologic­o Nata a Denver nel 1944, usa la piovra come simbolo della necessità di ripensare la società attraverso un pensiero tentacolar­e, che pone l’uomo ai margini

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