LA MERENDA PIÙ DOLCE? MARMELLATA DI FRAGOLE
Esistono cose e gesti che appartengono al tempo. Nostro e degli altri. E spesso molti di questi rituali si ritrovano in cucina, nelle preparazioni che ci vengono consegnate di generazione in generazione. Come tesori preziosi, cimeli del sapere che ciascuno di noi custodisce con orgoglio e un pizzico di vanità. La marmellata di fragole di mia zia Maria appartiene proprio a questo tipo di ricette. Semplicissima nella sua realizzazione, ma unica. Perché scritta a mano da lei su un foglio a righe oramai ingiallito dal tempo. Con la sua grafia perfetta, appena appena ondulata, da signorina di buona famiglia. È una preparazione che possiamo fare solo in questa fase dell’anno, e che quindi ci ricorda quanto le stagioni siano e debbano rimanere il nostro vero orologio biologico e di vita. Le fragole, quelle buone, ci sono adesso. Lasciamo perdere i frutti onnipresenti nei supermercati e dai fruttivendoli: a dicembre non è naturale mangiare ciliegie o, appunto, fragole. Questa è la verità. E proprio per questo sono nate le conserve di pomodoro o le marmellate: per imprigionare in un barattolo sapori che altrimenti, rispettando la natura, non potremmo avere ogni giorno. Rappresentano il modo più giusto per nutrirci, e l’esperienza ci sta insegnando che ogni volta in cui invece andiamo contro l’ordine naturale delle cose il nostro corpo non ci guadagna. C’è poi una magia nel preparare le confetture o le marmellate, perché consentono di prendersi del tempo prezioso per i nostri pensieri. Un po’ come avviene per l’impastare. E proprio per questa ragione vanno affrontate come un rito collettivo, nel quale coinvolgere la famiglia e qualche amica o amico del cuore. Per bloccare, nel caso delle fragole, l’estate in un barattolo.