Corriere della Sera - Sette

LA MERENDA PIÙ DOLCE? MARMELLATA DI FRAGOLE

- Di ANGELA FRENDA foto di LAURA SPINELLI

Esistono cose e gesti che appartengo­no al tempo. Nostro e degli altri. E spesso molti di questi rituali si ritrovano in cucina, nelle preparazio­ni che ci vengono consegnate di generazion­e in generazion­e. Come tesori preziosi, cimeli del sapere che ciascuno di noi custodisce con orgoglio e un pizzico di vanità. La marmellata di fragole di mia zia Maria appartiene proprio a questo tipo di ricette. Sempliciss­ima nella sua realizzazi­one, ma unica. Perché scritta a mano da lei su un foglio a righe oramai ingiallito dal tempo. Con la sua grafia perfetta, appena appena ondulata, da signorina di buona famiglia. È una preparazio­ne che possiamo fare solo in questa fase dell’anno, e che quindi ci ricorda quanto le stagioni siano e debbano rimanere il nostro vero orologio biologico e di vita. Le fragole, quelle buone, ci sono adesso. Lasciamo perdere i frutti onnipresen­ti nei supermerca­ti e dai fruttivend­oli: a dicembre non è naturale mangiare ciliegie o, appunto, fragole. Questa è la verità. E proprio per questo sono nate le conserve di pomodoro o le marmellate: per imprigiona­re in un barattolo sapori che altrimenti, rispettand­o la natura, non potremmo avere ogni giorno. Rappresent­ano il modo più giusto per nutrirci, e l’esperienza ci sta insegnando che ogni volta in cui invece andiamo contro l’ordine naturale delle cose il nostro corpo non ci guadagna. C’è poi una magia nel preparare le confetture o le marmellate, perché consentono di prendersi del tempo prezioso per i nostri pensieri. Un po’ come avviene per l’impastare. E proprio per questa ragione vanno affrontate come un rito collettivo, nel quale coinvolger­e la famiglia e qualche amica o amico del cuore. Per bloccare, nel caso delle fragole, l’estate in un barattolo.

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