«Che ci faccio qui?» Il quesito resta inevaso
Delle montagne, silenziose, si stagliano nel silenzio della notte, circondate dalle stelle; qualcuno le osserva, inquieto, incapace di decifrare il senso di quello spettacolo grandioso. Intanto il tempo passa: dove?
È una breve poesia di un grande poeta tedesco, Rainer Maria Rilke, e una descrizione perfetta della distanza che ci separa dagli antichi. «Riposano i monti, nello splendore delle stelle ,/ ma anche in loro scintilla il tempo. / Nel mio cuore in tumulto pernotta / senza asilo l’immortalità». Le montagne sono immobili, silenziose, sempre identiche a sé stesse. Ma è solo un’apparenza, perché è proprio in loro che il tempo passa, impercettibile e invisibile. Le montagne lentamente cambiano, si modificano, vengono corrose dal tempo «che tutto divora», come scriveva un altro poeta, Ovidio. Tutto scorre, niente resta. O quasi, perché dentro di noi, fragili e inquieti, alberga comunque il sentimento dell’immortalità, la consapevolezza che qualcosa può durare: «l’immortalità», scrive Hannah Arendt commentando questi versi, «ha trovato un incerto asilo nelle tenebre del cuore umano, che ancora sa ricordare o dire “per sempre”».
Per un greco antico sarebbe stato l’esatto contrario: la distinzione di base è quella tra natura immortale e esseri umani mortali. Lo spettacolo della natura che continuamente si rinnova – sono i cicli dell’estate e dell’inverno, del giorno e della notte, della luce e del buio – è il trionfo dell’eternità. È un’idea che ritorna ovunque nella letteratura antica, e ha qualcosa
racconta: «Durante il lockdown ho fatto un diario trascrivendo ogni giorno una frase che mi ha colpito nella lettura dei quotidiani». Quella che ha scelto per noi è dello scrittore Daniel Kehlmann: «Per fortuna la pandemia non è stata una guerra. Siamo stati in casa a guardare la tv e sui divani. In guerra le persone stanno insieme, hanno una vita emotiva intensa, si innamorano, muoiono combattendo in gruppo. Qui invece siamo stati isolati. Penso che ne verranno fuori narrazioni noiose, diari non interessanti».
Fasi e frasi