THA NUSSBAUM
pando nella prima e su diverse pagine all’interno i nomi degli americani morti per l’epidemia. Penso che questo sia esattamente il modo in cui le persone hanno sempre pianto. Esistono altri tipi di lutto collettivo. Adoro passeggiare nel cimitero di Oak Woods vicino al mio ufficio, sul versante sud di Chicago. È un bellissimo parco con alberi in fiore dove sono sepolti e ricordati i soldati afroamericani che sono caduti in varie guerre, assieme ai prigionieri di guerra del Sud, che morirono durante la prigionia a Nord, nel corso della Guerra di Secessione. Ecco: il memoriale ci aiuta a ricordare, con dolore, anche le terribili divisioni razziali che hanno quasi distrutto la nostra nazione e che sono ancora con noi. Tuttavia, siamo più “bravi” quando abbiano a che fare con le guerre e con i disastri naturali anziché con le perdite quotidiane più di prassi, dovute alla fame, alla violenza domestica e ad altri flagelli che sono così consuetudinari da sfuggire all’attenzione della gente. Come femminista noto che le persone sono pronte a piangere le donne uccise in circostanze drammatiche come i “delitti d’onore”, ma si dimenticano di quelle che muoiono di fame».
Esiste un legame con il consenso politico? E questa pandemia non ha riproposto il tema della differenza tra welfare statale e meno strutturate misure “umanitarie”?
«Penso che così non si rappresenti correttamente la posizione della Svezia. Se capisco il loro punto di vista, ritengono che puntare sull’immunità di gregge con misure più flessibili, proteggendo nel contempo i più vulnerabili, dia risultati migliori per la salute pubblica sul lungo termine. Vedremo se si tratta di un ragionamento corretto: certamente hanno avuto molte più morti che Danimarca, Norvegia e Finlandia. Ma non si tratta di una logica economica. E penso che, in questo momento, stiamo iniziando a capire, negli Stati Uniti, che le misure sanitarie e la ripresa economica debbano andare di pari passo: Germania e Nuova Zelanda lo hanno dimostrato in modo esemplare. Vale a dire, la riapertura prematura porta a picchi di contagi, che costringono poi a più severe chiusure. C’è una fabbrica della Ford vicino a casa mia che ha aperto solo per chiudere di nuovo il giorno successivo, quando si è scoperto un lavoratore contagiato. Certo, esiste una questione di consenso, di cui fa parte un legittimo dibattito su quanto potere i leader debbano avere nell’emergenza. Ed è bene che quel dibattito si sviluppi e che si redigano buone leggi che chiariscano il contenuto e i limiti di tale potere. Non sono poi sicura di capire che cosa intenda per welfare e misure “umanitarie”: immagino faccia riferimento alla differenza tra una serie stabile di misure previdenziali definite dalla legge e misure di aiuto varate in particolari occasioni. Io sono a favore di
una serie ben definita di politiche di welfare. Quello che io definisco l’approccio per capacità, il “Capabilities Approach”, lo ha sempre previsto. Ma ovviamente, in caso di emergenza, è importante avere la flessibilità necessaria per approvare una legislazione economica speciale per affrontare la crisi».
A proposito dei media: qual è il confine tra compassione o empatia naturale e mercato della compassione? Il dolore e il lutto collettivo non costituiscono un grande business per i media?
«Beh, vorrei che i media non alimentassero costantemente il narcisismo del pubblico parlando di nient’altro che la pandemia. Ci sono altri problemi urgenti! Per questo, visto che sto scrivendo un libro sulla violenza sessuale e un altro sui diritti degli animali, mi piacerebbe parlare con i giornalisti di questi argomenti. Ma le persone non vogliono che io parli di nient’altro che Covid, Covid, Covid. Questo è il narcisismo della paura, e i media dovrebbero gestire questo fenomeno, anziché assecondarlo». Lei ha scritto sull’importanza dell’amicizia nella vecchiaia. In Italia, però, tendiamo a dare maggiore importanza alla famiglia ed è per questo che, dopo il confinamento forzato, hanno permesso alle persone di incontrare parenti anche lontani e non gli amici. Pensa che sia sbagliato? E pensa che le donne diano troppo poca importanza agli amici mentre invecchiano?
«Gli Stati Uniti sono un grande Paese e le persone vivono spesso a migliaia di miglia di distanza dalle loro famiglie. Quindi, sebbene sia importante restare in contatto con le famiglie, penso che le leggi che
Sembrerebbe che i Paesi governati da donne abbiano ottenuto risultati migliori nel gestire l’emergenza Covid-19: penso alla Nuova Zelanda o a Taiwan. Ma forse non è abbastanza avere una premier donna: quello di cui abbiamo davvero bisogno è una nuova visione di relazioni, regole e strutture sociali ed economiche. Come possono svilupparla e gestirla le donne?
«La mia visione è di questo genere. E questo è ciò di cui parla il mio saggio Non penso che ciò abbia a che fare con le donne in particolare. L’approccio basato sulle capacità è ormai la base di un movimento internazionale, la Human Development and Capability Association, che ha membri in oltre cento Paesi, sia donne che uomini. Tra i nostri presidenti, più della metà sono donne».
Il confinamento forzato per Covid-19 ha messo in evidenza che le incombenze familiari sono ancora troppo a carico delle donne: saremo in grado di riprogettare il lavoro e l’orario privato? Che cosa possono fare le donne per ottenerlo?
«Credo che servano tre ingredienti: una migliore educazione dei maschi mentre crescono, in modo che trovino normale condividere i doveri familiari; migliori forme di organizzazione sul lavoro, in modo che tutti possano lavorare in modo più flessibile; e leggi più avanzate in materia di congedi familiari e di salute. L’organizzazione del lavoro è notevolmente migliorata nell’attuale crisi, poiché tutti i manager e imprenditori si accorgono ora di quanto le persone possano lavorare bene da casa». Lei ha scritto dell’importanza di costruire relazioni uomo-donna non basate sul rancore o sulla rabbia. Essere bloccati insieme in casa o rimanere separati ha costituito una grande sfida per le coppie: come possiamo costruire nuove buone relazioni dopo questa crisi? Come ha suggerito lei, sarebbe bene tenere a mente che la vita è troppo breve per sprecarla nel rancore?
«In non parlavo in particolare di donne e uomini. Ho studiato tre ambiti in cui la
Quando perdiamo una persona cara, ci riuniamo in gruppi (famiglie, amici) e la ricordiamo proprio attraverso un rito collettivo
L’organizzazione del lavoro è migliorata nella crisi: manager e imprenditori si accorgono di quanto le persone possano lavorare bene anche da casa
Quando rabbia crea problemi: le relazioni intime, una “zona intermedia” di interazioni quotidiane e la sfera politica. Per quanto riguarda le relazioni intime, ho studiato i rapporti tra genitori e figli adulti e le relazioni coniugali. Quest’ultime a volte coinvolgono le donne, ma non sempre, visto che sia la mia nazione che la vostra hanno legalizzato l’unione tra persone dello stesso sesso. Per quanto riguarda la crisi Covid-19: ovviamente c’è un’enorme varietà di reazioni. Essere confinati mette sotto pressione una relazione, e così aumentano i problemi. Ma può anche essere una fonte di un nuovo inizio, quando persone normalmente superimpegnate imparano a divertirsi cucinando insieme o facendo passeggiate nei boschi (sono attività che sono sempre state consentite negli Stati Uniti). Le persone sotto stress sono quelle che devono lavorare molto da casa e al tempo stesso badare a bambini piccoli, il che è davvero molto difficile. E poi c’è chi è rimasto isolato. Vedo alcuni studenti che stanno andando mentalmente in crisi, ma penso che è il genere di persone che andrebbero in difficoltà in ogni caso. Per quanto mi riguarda, occasionalmente mi arrabbio (come dico anche nel libro) quando incappo in qualche impiccio burocratico irragionevole, specialmente quando mi sembra ingiusto per i miei studenti. In quei momenti, sì, devo ripetere a me stessa che la vita è troppo breve per prendersela. Ma solo dopo aver combattuto per trovare una soluzione giusta per tutti!».
mi arrabbio devo ripetermi che la vita è troppo breve per prendersela