Corriere della Sera - Sette

RICCARDO ILLY, IL RE PACATO DEL CAFFÈ, FA RINASCERE IL CILIEGIOLO

- (Il fattore R,

Il regista del Don Giovanni, Joseph Losely, quando pranzava a Fregene, nelle estati tra Federico Fellini e Ennio Flaiano, nascondeva la bottiglia, sotto il tavolo. Voleva tenerla «a portata di mano, appoggiata per terra, di modo che nessun altro se ne servisse», ha ricordato Ronchey nel libro-intervista con Pierluigi Battista Rizzoli). Il nuovo vino di Mastrojann­i è tra quelli che avrebbe convinto Losely a rinunciare ai piaceri della condivisio­ne per scegliere l’appagament­o solitario. Il vino è il Ciliegiolo, figlio di un dio minore nel pianeta rosso del Brunello. Quasi messo da parte, come la statua di un personaggi­o in disgrazia, finita nei magazzini di un museo.

Da 12 anni anni dici Mastrojann­i e significa Riccardo Illy. Quando il re pacato del caffè è arrivato in cantina ha sbirciato i conti: incassi, 800 mila euro. È iniziata la cura Illy. Ha portato da 25 a 40 ettari il vigneto, costruito una bottaia spettacola­re, trasformat­o un borgo in un resort, ricavato una cantina (appena ultimata) con vasche di cemento in cui scorrono 3.800 ettolitri di vino. Risultato: «arriveremo presto a 3,5 milioni di euro di ricavi, grazie alle intuizioni del direttore Andrea Machetti». L’ultima delle intuizione è la riscoperta del Ciliegiolo. «In attesa del Brunello 2016 (Vigna Loreto e Schiena d’asino i nostri cru) che ha tutte le carte in regola per superare la già elevata qualità della 2015», spiega Illy, «c’è una grande novità che anche un ritorno al passato. Perché il Ciliegiolo è un vitigno autoctono di queste terre». «Quando ho proposto a Illy di dedicarci a un vitigno nostro invece che ai soliti Cabernet o Merlot», dice Machetti, «mi rendevo conto che si trattava di una scommessa rischiosa. Perché il Ciliegiolo è difficile, soffre caldo e siccità. Ho selezionat­o piante come quelle di Montenero, un tempo la zona migliore per il Ciliegiolo a Montalcino». Poco più di un ettaro e mezzo. Dopo cinque anni, la prima annata, la 2018, è pronta: 6.000 bottiglie. L’anno prossimo saranno 10 mila. «Lo lavoriamo come il Sangiovese», dicono in cantina, «temperatur­e basse e tranquilli­tà. Riposa 8 mesi in botti troncoconi­che. E quando stappi una bottiglia, più lasci il Ciliegiolo nel bicchiere, più crescono i profumi fruttati, ciliegia e mirtillo sopra tutti». Così è rinato il sorprenden­te e alcolico Ciliegiolo in purezza a Montalcino.

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