Corriere della Sera - Sette

«CON UNA PICCOLA LOVE STORY RACCONTO LA MIA PALESTINA»

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Suad Amiry ha costruito il suo nuovo romanzo raccoglien­do i ricordi veri di due ragazzini di Jaffa, oggi ultraottan­tenni, dell’epoca della l’esodo della popolazion­e araba del ‘48 alla nascita di Israele: «Una storia incredibil­e, quando l’ho sentita sono scoppiata a piangere»

«In parte i palestines­i si vergognano di ciò che è accaduto, in parte perché è stato un evento terribile, con tante atrocità e un grande trauma. E quando c’è un trauma simile la gente non ne parla neanche con i figli, li vuole preservare. Io credo che, su sei milioni di rifugiati, ci sono sei milioni di storie. Ma c’è anche da dire che noi palestines­i ci concentria­mo sempre sull’aspetto politico, e non su quello umano e psicologic­o, a differenza di quanto fanno gli ebrei. Ecco perché ho raccontato una storia personale: attraverso Shams e Subhi, l’amore perduto, la terra perduta, si può vedere il quadro completo, non è il contrario. Un’opinione politica si può negare, si può vedere diversamen­te. Una storia personale no: è quella che è». Quanto è realtà e quanto fiction?

«È tutta realtà. Non ho inventato niente di ciò che è accaduto loro. Poi, ovviamente, ci sono momenti in cui lavoro sui personaggi, sui dettagli. Nessuno mi ha raccontato cosa è avvenuto nel bordello dove Subhi vive la sua prima volta con una prostituta ebrea. Lui mi ha detto che lo zio ce l’ha portato. Io ho immaginato il resto».

Shams e Subhi l’hanno letto?

«No, in arabo non è ancora uscito. Mi hanno chiesto soltanto di cambiare i loro nomi».

Ha scritto il romanzo in inglese, ma ha lasciato molte parole in arabo. Qual è la parola araba che ama di più?

«Mushtak, mi manchi. Per noi palestines­i è un sentimento costante. Ci manca sempre tutto: la famiglia, la nostra storia, la nostra terra. Ci sentiamo incompleti. Siamo sempre in cerca di qualcosa, dentro di noi, e nel mondo».

 ??  ?? Qui sopra, la scrittrice Suad Amiry. In alto, la copertina del suo nuovo libro, Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea (Mondadori, p. 240, € 18)
Qui sopra, la scrittrice Suad Amiry. In alto, la copertina del suo nuovo libro, Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea (Mondadori, p. 240, € 18)
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