DAI DATI ESCE UN’ITALIA DIVERSA DA QUELLA CHE CI RACCONTIAMO. IL TAGLIA E CUCI TRADIZIONALE DELLE EMERGENZE NON BASTERÀ. SERVE UNA RIFORMA COMPLETA
Un Paese messo male. Ma quanto? Nel censimento del 1951, solo il 10% delle abitazioni aveva un bagno interno, il 51% ce l’aveva esterno. Dieci anni dopo meno di una famiglia su tre aveva luce, acqua e bagno in casa.
È noto che oggi secondo l’Istat l’80% delle famiglie italiane vive in case di proprietà. E almeno una su cinque ha anche una seconda casa. Si favoleggia ormai in Europa della ricchezza delle famiglie italiane che in attività finanziarie ammontava nel 2017 a oltre 4.400 miliardi (il nostro Pil è di circa 1.500 miliardi). E siamo anche poco indebitati come famiglie. A fine 2019 il nostro debito — secondo Banca d’Italia — era il 62% del reddito disponibile, contro il 200% dei “frugali” olandesi. Per forza, lavoriamo tanto. Di sicuro. Eppure il tasso di occupazione è pari al 58,5% contro una media del 68,6 in Europa e picchi come in Germania del 75,6%, comunque dietro al Portogallo (69,7%) e davanti alla Grecia che per fortuna che c’è, altrimenti saremmo sempre ultimi.
Dai numeri esce un’Italia ben diversa da quella che ci raccontiamo. Chi aspira a guidare il Paese dovrebbe avere il coraggio di parlare chiaro. Il post Covid vedrà un Pil in discesa se va bene del 10%. Per far ripartire il Paese bisognerebbe, tra le altre cose, abbassare le tasse. Possiamo permettercelo? Sì, purché si vada a un riequilibro delle (troppe) storture che rendono la ripartenza difficile a chi le tasse le ha sempre pagate. E adesso fa ancora più fatica di prima. Il taglia e cuci tradizionale delle emergenze all’italiana questa volta non basterà. E rischia di fare altri danni.