I due Mozart degli scrittori: Puškin e Scott Fitzgerald
SCRIVE GIUSEPPE GAETA: «Anni fa lessi da qualche parte, quasi certamente nella sua rubrica del vecchio 7, che si potevano considerare perfetti tre romanzi. Ne ricordo due: Cuore di tenebra e Madame Bovary. Mi sfugge il terzo. Forse Delitto e castigo?».
QUANTI ANNI FA? Magari nel frattempo ho cambiato idea. Ok ancora per Flaubert (in lieve flessione Conrad). Il terzo? Dipende pure da come ci si alza la mattina. No Dostoevskij. Sì Anna Karenina o Il Grande Gatsby o, soprattutto, I tre moschettieri, il più grande romanzo di tutti i tempi. E Il conte di Montecristo ?E L’isola del tesoro? Dio mio! Senta, ci aggiorniamo. Intanto, posso consigliarle, se non lo conosce già, Il bottone di Puškin di Serena Vitale (stamattina mi sono svegliato con questo libro in testa come succede a volte con il motivo di una canzone). E aggiunga, ton sur ton, Racconti del defunto Ivàn Petróvic Bélkin di Puškin, il Mozart degli scrittori: la perfezione può essere di questa terra. La storia del fabbricante di bare che dà una festa in casa per i suoi morti è insuperabile.
EXPERTISE di Bruno
«Per lei Richard Yates che passa) è un epigono di Fitzgerald. Direi più John Cheever, per leggerezza di tocco, musica interiore, magica nonchalance».
Nessuno dei due. Per manifesta inferiorità tecnica, come scriverei nel mio personale cartellino. Yates
Perlasca: aspirava a Fitzgerald, ma in realtà espirava. In Cheever c’è qualcosa di noioso e assieme di brutale, cose di cui non c’è neanche l’ombra nel Grande Scott (l’altro Mozart degli scrittori).
PER L’ESTATE LEGGETE WESTERN. Stephen King in Se scorre il sangue raccomanda Alba fatale di Walter Van Tilburg Clark. Due piedi infilati in un paio di stivalacci con gli speroni penzolavano dalla copertina della vecchia edizione Garzanti: un’impiccagione. King consiglia pure Tempo di terrore di Doctorow (capolavoro). Da Faulkner a Hemingway, gli americani inseguirono il mito del Grande Romanzo Americano (GRA). Un GRA che era un Graal (e anche un’Araba Fenice). Comunque, se esiste, il Grande Romanzo Americano è western.
IN «SE SCORRE IL SANGUE» King abbozza un bellissimo western con impiccagione ).Efa la lista nera dei colleghi non amati: Rushdie, Atwood, Chabon e Franzen. D’accordo al 62,5 per cento.
PAOLO CONTE HA LODATO di recente l’incipit della Pioggia nel pineto di D’Annunzio. Tempo fa Ennio Dinetto aveva scritto lungimirante: «Settembre, andiamo. È tempo di migrare di Gabriele D’Annunzio e Via, via, / vieni via con me di Paolo Conte. Vede anche lei una certa affinità tra questi incipit così perentori, essenziali, quasi un ordine? Siccome le devo le più belle letture di una lunga vita – ho 85 anni – mi sono permesso di disturbarla».
Ma quale disturbo, anzi. E, forse, «l’Adriatico selvaggio» (sempre D’Annunzio) è parente di: «Ma la paura che ci fa quel mare scuro / che si muove anche di notte / non sta fermo mai »( Genova per noi). Magari a D’Annunzio non sarebbe dispiaciuto avere la faccia di Paolo Conte e volare con il suo aguaplano e scrivere Alle prese con una verde milonga.
STEPHEN KING FA LA LISTA NERA DEI COLLEGHI NON AMATI: RUSHDIE, ATWOOD, CHABON E FRANZEN. SONO CON LUI AL 62,5%