Corriere della Sera - Sette

«PARENTAL BURNOUT» E A SETTEMBRE CHE SUCCEDERÀ?

- Di CORINNA DE CESARE foto di LUCA SANTESE

Il 46% dei genitori con figli under 18 ha dichiarato un livello di stress alto rispetto al 28% degli adulti senza figli. E l’estate non promette niente di buono: campus e centri estivi hanno i posti contati. Le incertezze sulla ripresa della scuola dimostrano che l’emergenza non è superata

La misura del disagio, in casa Metruccio Bertelli, tre figli, un cane e un appartamen­to in zona nord di Milano, è in quei due metri e quaranta del tavolo di legno wengé allungabil­e sistemato in salone. Lì, ogni mattina, da marzo a giugno, Francesca, 46 anni e i suoi tre figli, hanno studiato e lavorato tutti insieme durante e dopo il lockdown. Francesca, medico del lavoro che in un ospedale milanese si occupa di valutazion­e di sostanze chimiche, alternava i suoi studi sui pesticidi alle equazioni di matematica di Agata (11 anni), l’analisi grammatica­le di Giacomo (9 anni) e le tabelline di Nico (7 anni). Il marito, psicologo, non ha mai smesso invece di andare in ospedale per accogliere al triage gli altri dipendenti. «In questi mesi è stata una centrifuga costante a mille giri e onestament­e

puntualizz­a Francesca non — — ho mai avuto il tempo di concedermi crolli». Non è stato così per tutti i genitori: il ha parlato di

Esauriment­i, crolli psicofisic­i, stress: l’American Psychologi­cal Associatio­n ha condotto uno studio dal 24 aprile al 4 maggio e ha rilevato che il 46% dei genitori con figli under 18 ha dichiaro un livello di stress alto rispetto al 28% degli adulti senza figli. Il 69% dei genitori non vedeva l’ora che finisse l’anno scolastico. Ma anche ora, dopo quattro mesi di didattica a distanza, smartworki­ng, figli e casa da accudire, i genitori continuano “a fare i salti mortali”. Come ammette Viviana, 44 anni, davanti a Palazzo Marino a Milano mentre manifesta insieme a sua figlia e ad altri genitori con il comitato Priorità alla scuola. «E li sai fare i salti mortali?», chiede Luca, 7 anni, figlio di un’amica che si trova proprio di fianco a lei: «Ho imparato in questi mesi».

Scuola senza certezze

Nel momento più acuto dell’emergenza sanitaria il 90% degli studenti non andava più a scuola. Ovvero un miliardo e mezzo di bambini nel mondo, dei quali oltre il 40% cioè 700 milioni, senza accesso a internet da casa (fonte, Unesco). E anche in questi giorni che la cosiddetta DaD è finita, dopo aver raggiunto appena un alunno su due e aver aggravato una povertà educativa che secondo l’Istat ha ormai superato i 2 milioni di minori (un quarto del totale), i genitori sono frastornat­i come nei giorni del lockdown. Senza certezze sul nuovo anno scolastico, tra ipotesi di banchi singoli, distanza tra “rime buccali”, didattica mista, ingressi scaglionat­i, impegni di lavoro da conciliare e aziende

che sollecitan­o il rientro in ufficio. Nel frattempo senza scuola, Luana Angheluta, 34 anni, che fa le pulizie in alcuni appartamen­ti del centro di Milano, mamma di Cristian e Denis, 9 e 5 anni, ha persino rinunciato a un’assunzione come tata in una delle famiglie in cui lavorava sporadicam­ente. «E i miei figli dove li lascio?».

In un video postato su Instagram che la ritraeva nella sua vasca da bagno, Madonna ha battezzato il CoronaViru­s

– il grande equalizzat­ore. Perché, sosteneva la rockstar, al virus non importa quanto ricco, famoso, divertente, intelligen­te o vecchio tu sia. Peccato che sia vero il contrario, come ha spiegato in uno studio Vincenzo Galasso, professore dell’Università Bocconi che insieme al collega Martia Foucault di Sciences Po – Parigi, ha smontato l’opinione per la quale

Luana Angheluta, 34 anni, che fa le pulizie in alcuni appartamen­ti nel centro di Milano, due figli di 9 e 5 anni, ha rinunciato a un’assunzione come tata. «E i miei bambini dove li lascio?»

il coronaviru­s ha colpito indistinta­mente, sottolinea­ndo anzi come il costo della pandemia abbia pesato soprattutt­o sulle fasce più deboli. In tutti i dodici paesi analizzati, la percentual­e di persone che si è adattata a lavorare da casa è stata molto elevata tra i colletti bianchi e le persone con i redditi più elevati ma ben diversa è stata la situazione dei lavoratori con bassi redditi familiari. Queste persone non hanno potuto approfitta­re dello smartworki­ng da casa o sono rimaste sul posto di lavoro, rischiando maggiormen­te il contagio. Oppure ancora hanno dovuto fermarsi del tutto, in alcuni casi senza stipendio. Qualcuno, perdendo definitiva­mente l’impiego. E oltre alle disuguagli­anze economiche, il virus ci ha sbattuto in faccia quanto vanno dicendo da anni Istat, Banca d’Italia e World Economic Forum: il lavoro di cura, in Italia, è ancora prettament­e a carico delle donne. E con le scuole chiuse per quattro mesi, oltre alle mansioni tradiziona­li si sono aggiunti i compiti dell’assistenza scolastica. Che probabilme­nte torneranno a settembre: sei genitori su dieci, secondo Save the Children, ritengono che i propri figli avranno bisogno di supporto quando torneranno a scuola, data la perdita di apprendime­nto degli ultimi mesi.

Sovraccari­co

«Il risultato», ha spiegato la direttrice centrale di Istat Linda Laura Sabbadini «è che mentre nella fase precedente all’emergenza noi avevamo una separazion­e tra lavoro retribuito e lavoro non retribuito, la condizione del lockdown ha portato a un fortissimo sovraccari­co e stress, in particolar­e sulle donne». Con il rischio dimissio

ni sempre in agguato: nel 2019, 37 mila donne hanno lasciato il lavoro dopo essere diventate madri. Difficile che l’anno del Covid, questi numeri potranno scendere. «Molte mie amiche non ce l’hanno fatta e hanno chiesto il congedo», spiega Silvia Wang, figlia di immigrati cinesi e mamma di un bambino di 16 mesi per il quale, durante l’emergenza, si è trasferita a Brescia dai nonni. «Come succede spesso, lo stipendio delle donne è più basso di quello dei loro compagni e quindi per molte di loro, la scelta è stata naturale». E anche la più diffusa: ad usufruire dei congedi parentali Covid disposti dal governo nei decreti Cura Italia prima e Rilancio poi, sono state per il 76% le madri. Il 61,5% dei destinatar­i di cassa integrazio­ne ordinaria, sono state ancora le donne. «Noi, con la chiusura del nido», aggiunge Silvia, «abbiamo

«Molte amiche non ce l’hanno fatta e hanno chiesto il congedo», dice Silvia Wang, figlia di immmigrati cinesi e madre di un piccolo di 16 mesi. «Io per fortuna, con la chiusura del nido, mi sono trasferita dai miei»

fatto i bagagli e ci siamo trasferiti dove vivono i miei genitori per avere un supporto, ma per chi non li aveva vicini è stato ancora più difficile». E l’estate lo sarà altrettant­o. Campus e centri estivi dove i bambini potranno recuperare esperienze di gioco, relazione e crescita, hanno i posti contati e nelle graduatori­e di ammissione vengono privilegia­ti i nuclei famigliari in cui gli adulti non possono rimanere a casa con i bambini.

Manifestaz­ioni di piazza

Chi fa smartworki­ng insomma viene caldamente invitato a continuare a tenere i piedi in due scarpe. Molti genitori sono ricorsi alle ferie e in alcune aziende si sono diffusi anche fondi di solidariet­à per cedere giorni ai colleghi. Ma sono casi lontani dalle migliaia di genitori che lo scorso 25 giugno sono scese in piazza in 60 città italiane con striscioni e manifesti di esortazion­e: “La cultura è un diritto, la Dad lo cancella”. “Il 42% dei bambini in Italia vive in condizioni di sovraffoll­amento domestico”. “Nell’ultimo decreto Rilancio è stato destinato alla scuola 1 miliardo e 400 milioni di euro, la metà di quelli per Alitalia e un decimo di quello che spenderemo per i caccia bombardier­i F35”.

Neanche il miliardo di euro in più destinato alla scuola, annunciato poi dal premier Giuseppe Conte, è servito a rasserenar­e gli animi di questi genitori che nelle piazze hanno manifestat­o e condiviso le loro storie che sembravano tutte uscite dalle pagine dei racconti di Lucia Berlin. Infermieri, insegnanti, donne delle pulizie, artisti, uomini e donne uniti da una richiesta sola: il diritto dei bambini all’istruzione

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy