Corriere della Sera - Sette

Luglio 2020, smarriment­o da transizion­e

-

Ma dal giorno dopo inizia il processo inverso, e le giornate non possono che accorciars­i. Lo zenit è già raggiunto, e da lì in poi è un lento scivolare verso l’inverno. Il senso di delusione che ne deriva mi ricorda il testo di una canzone di Ornella Vanoni, che di fronte al realizzars­i di un sogno, fosse andare al circo da bambina o innamorars­i per la prima volta, concludeva: «È poi tutto qui?».

Magari siamo strani noi. Probabilme­nte appartenia­mo entrambi alla categoria di coloro che godono più dell’attesa che del momento, e così non riescono mai ad acchiappar­e la felicità, che come si sa è un attimo. Ma sospetto che nel provare un certo disagio per così dire estivo stavolta non siamo soli. Che un sottile malessere sia quest’anno qualcosa di più sociale, di più collettivo. È come se fossimo tutti un po’ legati, meno spensierat­i, colti in mezzo a un guado, sospesi in un tempo di mezzo: la nostra vita normale se n’è andata nei mesi del Covid, ma il new normal, la nostra nuova vita normale, non è ancora arrivata.

Con il solito acume il Censis ha colto questo smarriment­o da transizion­e. Nei consumi per esempio. Mentre erano chiusi in casa, nel primo mese di quarantena, gli italiani avevano quasi triplicato gli acquisti di farina. Fu il momento della cucina, delle torte fatte in casa, dei biscotti della nonna, di un adattament­o ottimista alla nuova realtà. Ma già i primi dati dei consumi nel post lockdown ci dicono che la stagione dei fornelli è finita. Allo stesso tempo, però, non è ancora ripresa quella dei ristoranti e delle pizzerie, ea dirla tutta neanche quella dello shopping e delle vacanze all’estero, della discoteca e dell’apericena, e di tutto ciò che fa di un’estate l’estate nella tradizione italiana.

Si potrebbe pensare a una scelta di sobrietà. O a un’esigenza di risparmio, che a quei tredici milioni di italiani che sono usciti con i bilanci familiari a pezzi dalla lunga quarantena impone vacanze più economiche e intelligen­ti. Ma per i restanti due terzi il reddito è rimasto più o meno quello di prima, ed è anzi aumentato il risparmio, visto che era tutto chiuso e non si poteva spendere. Si calcola che a fine anno saranno circa 73 i miliardi in più messi da parte dagli italiani.

Dunque questa strana apatia, questa lentezza, la sonnolenza speciale di questo luglio, che ci fa chiedere se torneremo mai agli stili di vita di prima e che non è certo bene augurante per la ripresa, non deriva solo da calcoli economici. Ci manca «il furore di vivere», dice il Censis. Il virtuoso mix di fiducia, positività, gioia di vivere, quel desiderio di «micro-felicità» che ci fa italiani. E se non torna presto, saranno guai.

Una mia amica e collega si lamenta di luglio. Dice che con questo mese la bella stagione finisce, o inizia a finire. Anch’io ho sempre avuto questa sensazione. Fino al 21 giugno, data del solstizio d’estate, le giornate si allungano, e il surplus di luce solare contribuis­ce non poco al migliorame­nto dell’umore, perché ti sussurra ogni sera che la parte migliore dell’anno sta per arrivare.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy