Il Covid diventa lui e il glicine un po’ lei
SONO MOLTO CONTENTO di poter condividere ancora in questa rubrica i vostri «vocabodiari» legati ai giorni più duri dell’epidemia. «Ci sono state due parole che più di altre hanno scandito la mia vita durante l’emergenza del Coronavirus», scrive Leonardo Antonutti (leonardo.antonutti@alice.it): «contingentato e opportunista». La prima, «legata alla difficoltà di reperire vari prodotti (dispositivi medico-sanitari ed alcuni farmaci) che venivano consegnati in quantità limitate», gli ha provocato una sensazione che non aveva mai provato: «quasi fossimo in tempo di guerra». La seconda, usata per definire un virus che infieriva soprattutto su persone già debilitate, gli sembra rispecchiare «la nostra società, che nel corso del tempo è diventata sempre più opportunista».
Nelle pagine inviate da Maria Grazia Repossi (mariagrazia.repossi@gmail.com) il virus diventa lui: «Quello che più mi fa paura di “lui” è che ha il potere di sradicarti, cioè di strapparti dai tuoi cari che non possono esserti vicini e non possono venire a piangerti se morirai. Non voglio lasciarmi sopraffare dai pensieri negativi. Voglio invece sperare che, superata questa bufera, gli uomini ritornino ad essere più rispettosi della propria e dell’altrui vita». Nel «vocabodiario» di Rosa Delle Noci (rosanoci@alice. it), le parole si affollano come in un esperimento futurista: «coronavirus – Covid-19 segue virus
NEI VOSTRI «VOCABODIARI» UN SAPORE DI GUERRA (CONTINGENTATO) E DI ASTUZIA ALL’ITALIANA (OPPORTUNISTA)
(GDLI.it), in cui si riporta una documentazione letteraria anche per le varianti glìcina e glicìnia. Ecco allora che, accanto a tanti esempi al maschile, l’uso al femminile di Soavi (nato a Broni, in provincia di Pavia) trova precedenti come «la glicine» che «sta per fiorire laggiù» in una pagina del calabrese Corrado Alvaro o la casa «coronata di glicini leggiadre» in una poesia del torinese Guido Gozzano.