IO, GIULIO E LA TECNICA LE ONDE DEL DESTINO
Nelle settimane scorse un alito di morte mi è passato accanto. Si è spento nel suo letto Giulio Giorello, filosofo, scrittore, polemista, uomo di cultura e opinionista molto consultato. E grande amico. La sua era una testa che non poteva lasciare indifferenti, incredibilmente vivace e piena di conoscenze di tutti i tipi, quasi sempre dettagliate e referenziate. Era un grande, grandissimo intellettuale insomma. Abbiamo scritto tre libri insieme senza grandi contrasti e questa cosa quasi miracolosa ha cementato la nostra amicizia, in primo luogo intellettuale, ma anche in parte umana, perché pure gli intellettuali sono in fondo umani. Nietzsche direbbe … anche troppo.
Voglio raccontare due episodi, uno minore e uno di un certo peso, della nostra vita, che rappresentano in realtà due “marachelle”, cioè due ragazzate un poco irriverenti. La prima risale a poco più di cinque anni fa e ha come teatro un’elegante cittadina del Salento, Maglie. Eravamo stati invitati, Giulio ed io, a tenere un discorso sulla scienza ai ragazzi di un liceo cittadino. La preside ci invitò, come si è soliti fare, ad un pranzetto in un localino. Entrando, trovai appoggiato al muro un fucile giocattolo, certamente di qualche bambino. Me lo presi, senza scrupoli, come un commensale di Marziale, e quando si venne a tavola lo puntai verso Giulio che già stava seduto. Lui prese la cosa con spirito, ovviamente, e alzò le braccia in segno di resa, assistito dalla preside, mentre mia moglie si teneva giudiziosamente in disparte. Questo teatrino non aveva alcun senso: tre persone di cultura che si trastullano con un fucile giocattolo. Fu uno scherzo, una marachella appunto, ma la vita stessa è un po’ una marachella, un divertissement, una trovata da burloni. O da giullari. E ne esistono numerosissime istantanee, e noi sappiamo che tante istantanee fanno un reportage.
La seconda marachella è di molto maggior respiro e assai più recente. Pochi giorni prima