Corriere della Sera - Sette

SI È MANIFESTAT­A DAVANTI A NOI UN’EPIFANIA: LA COMPRESENZ­A DI DUE PIANI DI REALTÀ, PARALLELI, MA NON TROPPO

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Non so se appare chiara tutta l’artificios­ità e nello stesso tempo la quasi diabolica potenza della situazione. Se riusciamo a prescinder­e dalla pressione dei sentimenti, o forse anche consideran­do quella, la situazione è ben al di là di ogni immaginazi­one. Occorrono eventi come questo perché noi possiamo toccare con mano l’immanenza, se non l’invadenza, del possibile. Anche se da un po’ di tempo questa la viviamo tutti i giorni.

È necessario a volte che le cose ce le diciamo, gli uni agli altri, magari anche ad alta voce, per riuscire a visitarle e farle nostre, come tutto ciò che chiamiamo vita. I contorni del tutto sono resi ancora più contorti e provocator­i dalla consideraz­ione che Giulio era, per sua scelta ovviamente, completame­nte digiuno di computer e di altre diavolerie telematich­e. Com’è come non è, i nubendi si trovarono sposati fra la gioia dei presenti e di altre persone di contorno. Quello che spesso rappresent­a il coronament­o di un sogno e il suggello di due esistenze si era materializ­zato lì davanti a noi, testimoni di una vera e propria epifania: la compresenz­a di due piani di realtà, paralleli, ma non troppo.

Tenendo ben presente che l’epifania è in realtà l’essenza e il trascendim­ento della vita stessa, voglio accennare a due constatazi­oni finali. Da una parte, non si può non notare che tutto l’evento è stato reso possibile prevalente­mente per l’intervento di particelle elementari, gli elettroni in primis, e di onde, che obbediscon­o a leggi che non ci sono molto familiari e magari ci fanno sbuffare d’insofferen­za. Penso che su questo Giulio sarebbe stato molto d’accordo. E mi chiedo, in secondo luogo: «Amico, dove sei ora? I tuoi pensieri, i tuoi scatti d’ira, i tuoi aperti sorrisi, dove sono finiti, insieme alle umili cellule, ai neuroni e alle sinapsi che li hanno permessi?». Materialme­nte intendo, dove?

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