Amante, colf, segretaria: non ho più energie
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Caro Massimo, ho 31 anni e da quasi quattro convivo con un uomo di 14 anni più grande. All’inizio della nostra storia, al mio compagno muore il padre tra le braccia per un infarto e io ho cercato di colmare questo vuoto buttandomi a capofitto su di lui. Per aiutarlo ho iniziato a seguire la contabilità e la logistica della sua attività. Lavoravo per lui 20 ore a settimana, da sommare alle mie (sono assistente di uno studio dentistico). Come? Alzandomi alle 5 del mattino, saltando la pausa pranzo e aggiungendovi sabati e domeniche perché l’attività di famiglia portasse frutti che a me non sono mai arrivati. Visto che siamo conviventi, le cene di coppia non sono ammesse, prima con le lusinghe, “cucini meglio tu”, poi con “per me sono soldi buttati”. Anche in vacanza si praticava il campeggio forzato. In casa, di sua proprietà, le modifiche sono punto di scontro: tipo l’indisponibilità a sostituire la lavatrice che a 16 anni suonati non lava più bene. Però fare acquisti a quattro ruote, a lui appassionato di macchine da corsa e rally, è più che concesso. Comincio a chiedergli una retribuzione per il mio lavoro. Richiesta che considera indecente e ridicola visto che è l’attività di famiglia. Si ammala sua mamma, e io le sto accanto perché in lei rivedevo gli occhi di mia nonna. Quando lei muore, succede che per me la giostra si spegne, ho esaurito le energie fisiche e mentali. In ufficio faccio il minimo indispensabile e sto cercando casa da sola per potermi di nuovo concentrare su me stessa. Ovviamente questo, dichiarato apertamente, passa come isteria premestruale, capricci da ragazzina. Ma oramai la ragazzina accondiscendente, colf e segretaria non esiste più.
Mi spiace perché, quando me ne andrò, per lui sarà l’ennesimo trauma (è sempre stato lasciato, forse ora capisco perché) e passerò per quella ingrata che lo abbandona.
Martina
MARTINA SPREMUTA, se le cose stanno anche solo in minima parte come tu le descrivi, fai benissimo a mettere i chilometri fra te e quell’uomo-sanguisuga. Spero che tu non abbia scritto solo per essere consolata, ma anche un po’ sferzata. L’amore vero è senza condizioni, quindi non pentirti mai del troppo che gli hai dato. Interrogati piuttosto sul poco che hai ricevuto e che pure ti sei fatta bastare per tanto tempo. Sei una donna pratica e giustamente hai fatto esempi pratici, come le vacanze al risparmio e la lavatrice archeologica. Ma credo che la scarsa generosità (eufemismo) di questo signore coinvolgesse la sua intera sfera esistenziale, compresi il sesso e i sentimenti. Se hai sopportato così a lungo la sua spilorceria affettiva, significa che hai voluto credere nella vostra relazione ben oltre l’evidenza.
Ti fai da parte proprio nel momento in cui il tuo uomo, persi entrambi i genitori, è chiamato alla formidabile impresa di diventare adulto. Non con te, ma grazie a te. Sarà l’ultimo regalo che gli avrai fatto. Mi raccomando, però: non recedere dai tuoi propositi. La vostra storia è compromessa e, se lui ha una chance di cambiare, certo non sarà con te, che ti meriti una storia meno sbilanciata, ora che hai raggiunto finalmente il tuo equilibrio interiore. Essendo l’amore uno specchio fedele di quello che sei dentro, confido che gli effetti non tarderanno a manifestarsi.
«I FRUTTI DI TANTO LAVORO NON SONO MAI ARRIVATI: NIENTE CENE, VACANZE IN TENDA. SE MI LAMENTO, HO L’ISTERIA PREMESTRUALE»
Caro Massimo, ho 25 anni e prima dell’inizio della quarantena vivevo concentrato su me stesso. Mi sono laureato in ingegneria e ho intrapreso subito la mia prima esperienza lavorativa. Poi è sopraggiunta la pandemia, che ha permesso che nella mia mente riaffiorassero pensieri che da tempo non mi capitava di affrontare, preso com’ero dall’università. Sono single da 2 anni, dopo una storia durata quasi 5. Una storia intensa e vissuta fino in fondo come possono esserlo quegli amori giovanili in cui ti trovi a vivere il sogno di incontrare una ragazza che vede in te una persona speciale e che sembra capirti in ogni momento. Purtroppo, il fatto di essere entrambi sognatori per carattere non ha giovato al rapporto, che ci è lentamente scivolato dalle mani, incapace di reggere ai cambiamenti nelle nostre vite e nelle nostre personalità. Io mi sono riscoperto molto meno ingenuo e sognatore di quanto non fossi prima. Dopo la fine della storia ho scelto di non rituffarmi a capofitto in un’altra. Dopo due anni, posso dire che con me stesso ci sto piuttosto bene e non sento la necessità di avere una donna al mio fianco semplicemente per paura di sembrare strano o per avere una relazione a tutti i costi. Vorrei trovare una persona con cui riscoprirmi complice, che rappresenti un valore aggiunto, e non solo per riempire un buco. Però tutte le persone che vedo trovare un compagno/a sono persone che lo cercano con insistenza e che non riescono a stare da sole. Dovrei preoccuparmi di questo mio benessere nello stare da solo? Può essere un segnale che forse sono destinato a rimanere tale per raggiungere la felicità?
Marco
MARCO SOLITARIO MA NON TRISTE, sai come mi ha conquistato, mia moglie? Dicendomi che da qualche tempo si stava concedendo il lusso di rimanere sola per aspettare quello giusto. Parole che mi hanno stregato al punto da farmi credere che quello giusto fossi io.
Esistono due tipi di solitudini: per scelta propria e per scelta altrui. La prima si divide ulteriormente in due categorie: chi non cerca gli altri per paura che lo feriscano e chi invece sa bastare a sé stesso. Dalle tue parole, direi che ti collochi a metà tra i due estremi. Stai bene con te, ma hai anche il timore di rimetterti in gioco. Conosci la gioia dell’innamoramento e il dolore del distacco, e non muori dal desiderio di riprovare queste due sensazioni che sconvolgono la vita. Eppure, prima o poi, i tuoi bisogni prevarranno su ogni altra considerazione e ti rimetterai in pista.
Dalla tua hai un’esperienza pregressa che può insegnarti molto: per esempio, che nulla rimane fermo, neanche l’amore. E se il rapporto non si adegua ai cambiamenti dei due innamorati, inesorabilmente appassisce.