ASSA & LE ALTRE CONTRO IL RAZZISMO CHE LA FRANCIA NEGA
Un’educatrice, una cantante, un’attrice, una giornalista: nel Paese dove le differenze etniche non esistono per legge, un gruppo di donne è diventato il riferimento di un ampio movimento che, portando le discriminazioni allo scoperto, vuole provare davvero a cambiare le cose
raccomanda di non sfidare la legge ma soprattutto di non abbassare la testa contro i soprusi. Racconta la fine del fratello Adama, morto il 19 luglio 2016 mentre era custodito nella gendarmeria di Persan ,e lancia un appello alla lotta «per tutti quelli che sono ancora vivi e che devono ancora crescere. Tra 10, 20, 50 anni si parlerà ancora di Adama Traoré, la nostra battaglia avrà
Tutti uguali, perché tutti francesi. È un’impostazione in teoria nobile che si scontra con la pratica: nei fatti, le differenze esistono eccome. Sono i francesi neri (o di origine araba) a essere controllati di continuo per strada dalla polizia, a trovare meno lavoro degli altri perché si chiamano Omar o Abdel o perché il codice postale nel curriculum indica un quartiere poco possa impartire lezioni, men che meno alla polizia di Francia. Il padre di Assa e Adama era un immigrato dal Mali che lavorava nei cantieri e che è morto a 46 anni per l’esposizione alle fibre d’amianto. Aveva quattro mogli da cui sono nati 17 fratelli e sorelle. Alcuni di loro sono finiti in prigione per violenze e altri reati gravi, e gli uomini della famiglia hanno la fama di ter