La democrazia di Kant e la nostalgia tossica
Uno spettro si aggira per il mondo, ma non è quello del comunismo. lo spettro della nostalgia, una parola greca è il ritorno, il dolore: nostalgia è il dolore del ritorno), inventata da un medico svizzero nel 1678 per descrivere la soffererenza dei soldati costretti troppo tempo
È troppo tempo lontano dai loro campi. È un sentimento tenue, questo impasto di dolore e dolcezza che ci riporta verso qualcosa di lontano, forse perduto. Ma politicamente la nostalgia può diventare anche tossica. Invece di guardare al nostro tempo o di pensare a quello che ci si prepara, tendiamo sempre di più a rintanarci in un passato idealizzato, in cui tutto andava bene. Che questo passato idealizzato poco o nulla abbia a che fare con la realtà non conta molto. Quello che importa è la nostra memoria, e la memoria, come insegnava Leopardi, sfuma e consola («oh come grato occorre /… / il rimembrar delle passate cose, / ancor che triste, e che l’affanno duri!»). La potenza seduttiva della nostalgia non è certo una novità di oggi: da Cicerone a Dante, è lunga la lista dei detrattori del proprio tempo. Ma il fenomeno, in questi ultimi tempi, sta diventando quasi patologico — è in atto un’epidemia di nostalgia, ha scritto Svetlana Boym (ed era il 2001) — e sarebbe meglio iniziare a prenderne atto. Che la destra ne stia abusando non c’è quasi bisogno di ricordarlo. In forme diverse lo stesso sentimento ha invaso anche il mondo della sinistra, che dopo il fallimento della rivoluzione sembra a sua volta ossessionata dal senso della perdita e dall’incapacità di proporre