Corriere della Sera - Sette

«SONO UNO SPIRITO LIBERO QUANTE BOTTE DA CHI SCAMBIAVA IL POSSESSO PER AMORE» SANDRA MILO

-

L’attrice si racconta fra ricordi («Fellini per me c’è ancora, non è un pensiero nostalgico, ma vivo, reale»), famiglia, amori passati e presenti, lavoro. «Non mi lascio mai prendere dalla disperazio­ne, non soffro di mal di stomaco: le malattie vengono anche da un animo infelice»

Esprima un desiderio.

«Mi piacerebbe moltissimo avere una casa grande grande da lasciare ai miei figli. Non l’ho mai avuta, vivo in affitto. Sono una che non sa fare affari, ho un rapporto strano con il denaro: se lo hai, ti costringe a fare cose che non vorresti e io voglio essere libera».

Ora scelga un desiderio solo per sé.

«Ogni anno d’inverno penso alla stessa cosa: la prossima estate vorrei andare in Trentino! Poi non ci vado mai...».

Perché?

«Perché lavoro, ho sempre da fare, non ho il tempo. E però mi tengo questo desiderio di verde, di fresco, di aria frizzante, di pace e silenzio... Mi piace molto come sogno e forse è meglio se non lo realizzo perché a volte, quando diventano realtà, i sogni non sono così belli come quando li avevi desiderati».

Sandra Milo è un concentrat­o di gentilezza e ingenuità. Chi ancora la tormenta con l’immagine di lei che grida in tv «Ciro, Ciro!» fa un torto alla sua sensibilit­à. Perché è davvero capace di commuovers­i pensando a degli sconosciut­i che soffrono, si preoccupa davvero della morìa dei passerotti (cui ha dedicato il suo primo post su Instagram, ma ne parleremo dopo), è davvero una madre e una donna generosa che ha sempre rifiutato il ruolo della vittima, pur avendo vissuto momenti drammatici. E poi resta quello che di lei conosciamo: un’attrice poco considerat­a dai critici, ma che ha ispirato e incuriosit­o moltissimi registi. Uno su tutti Federico Fellini, di cui è stata amante e musa.

D’estate lavora. Adesso è impegnata con la sua primogenit­a Debora, figlia del produttore greco Moris Ergas, a La vita in diretta.

«Sì, facciamo un bellissimo viaggio alla ricerca dell’Italia che spera e rinasce. È una bella opportunit­à, per me, di vedere le cose con i suoi occhi. Siamo partite da Rimini». Rimini vuol dire Fellini. È mai stata sulla sua tomba?

«Mai. Io ho dei grandi ricordi di lui in vita. Non è che non abbia accettato l’idea che è morto, ma lui per me c’è ancora e non è un pensiero nostalgico, ma vivo, reale. La tomba è qualcosa di chiuso e di definitivo, non intendo andare a trovarlo lì e non penso che a lui la cosa interessi...».

Continuiam­o a parlare di lavoro: c’è il progetto del film con la sua

ultimogeni­ta Azzurra, figlia del medico Ottavio De Lollis.

«Si intitola Azzurra ha curato soggetto e sceneggiat­ura. Il regista è Fabrizio Maria Cortese, con cui ho già girato una storia che ho amato moltissimo di quattro anziani che scappano da una casa di risposo».

Nei progetti profession­ali manca Ciro (De Lollis).

«Appena mi calmo un attimo voglio mettere su una piccola attività commercial­e con lui».

Non sarebbe la prima.

«Insieme avevamo aperto un ristorante a Buenos Aires, una ventina di anni fa. Io stavo in cucina e lui ogni volta doveva venire a ricordarmi le ricette perché io non riesco a frenare il mio spirito libero neppure tra i fornelli e le cambiavo di continuo...».

Con lui ci sono state anche le televendit­e...

«Ah, che bella esperienza, guidare le donne a sentirsi più belle...». Che mamma pensa di essere stata?

«Penso che il nostro vero ruolo, fin da quando nasciamo, sia quello di essere madri: è il ruolo che Dio ci ha dato per portare avanti la specie e, possibilme­nte, migliorarl­a». Scusi, ma non si può sentire. Da lei, poi...

«Aspetti, voglio dire che l’amore materno è donazione assoluta e questo è molto femminile. Doni molto e riservi tutte le tue cure ed energie alle persone che ami di più. Che sono anzitutto i tuoi figli, se li hai».

Lei però ha sempre lavorato. E continua a farlo.

«Io ho lavorato perché avevo necessità di farlo. Ho cresciuto da sola i miei figli tra tante difficoltà. Magari facevo una serata a Bari e poi mi rimettevo in macchina la notte stessa perché volevo portare i bambini a scuola il mattino dopo». Potesse scegliere, continuere­bbe a lavorare?

«Se potessi farei solo la mamma e la nonna e sarei felicissim­a! Un po’ perché ho mille interessi, un po’ perché ho tanta fantasia. Mio nipote è stato da me qualche giorno fa e abbiamo giocato tutto il pomeriggio senza giocattoli».

Ha avuto relazioni difficili con i padri dei suoi figli. È pentita di averli amati?

«Mi porto ancora i segni dei loro colpi. Da un orecchio non ci sento più e l’altro è stato operato più volte. Questo grazie a Ergas, cui devo anche la mascella rotta. De Lollis mi fece andare a pezzi il fegato. Ma mi sono sempre rialzata e mi riconosco la responsabi­lità di averli scelti. Ho agito ogni volta nel modo che mi sembrava il migliore. Sono uno spirito libero: per questi uomini amore significav­a possesso e io non

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy