Uomini (e donne) che amano le poetesse
C’è un pregiudizio maschilista nella letteratura? Il tema è riemerso dopo la stilettata di Valeria Parrella al conduttore RAI del premio Strega, Giorgio Zanchini: «Vuole parlare di #metoo con Corrado Augias? Auguri!». Elena Tebano, sul blog la 27ma ora, ha ricordato l’autocritica dell’editore Luigi Spagnol anni fa: siamo disposti ad accettare che una donna possa avere la stessa influenza di un uomo sulla storia della letteratura? No, la strada è ancora lunga. Ma forse nel campo della poesia i passi sono meno incerti: un poeta oggi può scrivere versi senza fare i conti con Szymborska? Difficile. E non vale solo per lei. Prendo spunto da una mail tra quelle arrivate dopo la pubblicazione nella rubrica di È tutto semplice e chiaro.
Il lettore Rodolfo Carelli, entusiasta della poesia sui mendicanti amore, ha ci ha scritto: «Anna mia cara / fossi io quel qualcuno / che tu insegui / mi mancherebbe il cuore / a non aprirti il mio. / Ma io lo sai / non faccio testo / il mio è troppo esposto / è soggetto alle cotte / tipo Emily Dickinson». Quest’ultima ritorna nel libro di Emanuele Trevi
ne abbiamo già parlato), che nella parte su Pia Pera cita il suo commiato dalla vita visto dalla prospettiva del giardino, come suggerito dalla poesia di Dickinson che riportiamo, tradotta da Silvia Bre per Einaudi. Un ribaltamento la cui grazia resta dentro il lettore, uomo o donna che sia.
PS. Per non far torti di genere, riporto la mail di Virginia Della Pietra: «Chi ci dice che Anna Achmatova non fosse davvero in una città straniera? Sappiamo che a Parigi ha avuto una storia d’amore con Modigliani». E di Teresa Ciabattini, che non sopporta i pudori ideologici che tacciono i crimini del regime sovietico sotto cui visse Achmatova (1889-1966): «Qualsiasi regime non può che odiare la verità, la verità che la poesia sa trasmettere nel “sapore massimo della parola”».
ll rooftop “ME Ibiza” è un 5 stelle ideale per godersi una vista a 360 gradi sulla baia di Santa Eulalia del Rio.