Corriere della Sera - Sette

Incompeten­ti. Anche su di sé

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Un bel paradosso: se il governo mettesse una tassa sugli incompeten­ti le sue casse sarebbero molto più ricche; ma cosa succede quando molti incompeten­ti sono al governo? Lo vediamo oggi:

e logica tendevano anche a sovrastima­re il proprio livello di abilità. Nella loro ricerca, Kruger e Dunning dichiarano che questa sopravvalu­tazione avviene, in parte, perché questi individui non solo raggiungon­o conclusion­i errate, ma anche perché la loro incompeten­za li priva della capacità metacognit­iva di comprender­e le loro mancanze. Le persone che subiscono questo effetto credono di essere più intelligen­ti e più capaci di quello che realmente sono. È un micidiale cortocircu­ito: quel blocco che avviene nella mente di chi è incompeten­te e non si accorge della propria incompeten­za. Una distorsion­e cognitiva (bias) che condanna chi non sa (ignorante) a sovrastima­re il proprio sapere, sottovalut­are il sapere altrui e, inesorabil­mente, a prendere colossali abbagli.

Come ha scritto Anna Maria Testa, su

«La loro ricerca trae origine da un curioso fatto di cronaca: la storia di McArthur Wheeler il quale, avendo appreso che l’invisibili­tà è un attributo del succo di limone, se ne spalma un po’ e va a rapinare una banca. Dunning legge la notizia e pensa che, se Wheeler è troppo stupido per fare il rapinatore, forse è anche troppo stupido per accorgersi di essere troppo stupido».

Senza ricerche sul campo, Leo Longanesi aveva già capito tutto negli anni Trenta dell’altro secolo: «Siamo buoni a nulla, ma capaci di tutto».

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Un gatto che si pensa leone: l’effetto Dunning Kruger in un’immagine

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