UN GIOCO DA RAGAZZI CHE SCAPPA DI MANO
Otto ragazzi adolescenti, un commando. Asserragliato sulle montagne colombiane con una “dottoressa” occidentale in ostaggio. Lavorano per l’Organizzazione, che all’inizio, con un suo rappresentante (l’ex terrorista delle Farc “rieducato” Wilson Salazar che ha collaborato con il regista alla realizzazione del film conquistandosi poi il ruolo da attore del “messaggero”) dà gli ordini agli otto in una scena coinvolgente, concedendo al capo di fidanzarsi con una delle ragazze e benedicendo «l’accoppiamento». Sono monos, scimmie in spagnolo e nel titolo originale, i ragazzi. A sottolinearne la spinta a vivere in branco ma anche la scarsa intelligenza con cui vivono il loro compito di sorveglianza e, passando al termine greco, la solitudine che il branco non cancella nell’affrontare un impegno più grande di loro, in fondo preso come un gioco e che avrà in qualche caso conseguenze tragiche, crolli psicologici imprevisti, rivelazioni inattese sulla propria natura. La storia ricorda in qualche modo l’esperienza vera di Ingrid Betancourt, per sei anni prigioniera in nascondigli nella foresta dei terroristi delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, ma Monos - Un gioco da ragazzi ne prescinde spesso e volentieri, con l’intento di concentrarsi sui ragazzi. Il 40enne brasiliano Alejandro Landes, al terzo film, si muove bene e ha convinto pubblico e critica al Sundance e a Berlino. Ha nella testa Conrad e Il signore delle mosche che cita bene, con la leggerezza del vero conoscitore. Giovedì arriva nelle nostre sale disastrate. Chissà.
LA FRASE
Regia di Alejandro Landes con Sofia Buenaventura, Moises Arias, J. Nicholson