Corriere della Sera - Sette

Il Generale Inverno, arma contro i migranti Ma è l’Europa barbara che puzza dal freddo

- Di NICOLA SALDUTTI

C’è una grande differenza tra vivere la miseria al caldo e subirla al freddo. La disperazio­ne muta completame­nte a seconda del clima in cui la si sconta. Il freddo ti impedisce di contare sul sonno, di provare a sopportare la mancanza della casa sostituend­o le stanze con il vagabondar­e tra marciapied­i e androni, panchine e giardini. La miseria al freddo è una pena doppia, il gelo rende nemico tutto ciò che è fuori da un perimetro con i muri e un tetto. È il caldo, il clima mite, l’unico accesso all’esterno, l’unica possibilit­à per non sentire l’aria una rivale che ti porta catarro e insonnia, costringen­doti a muoverti, a bere alcol, a tenere le mani così vicine alla brace da piagare la pelle.

Questa foto ritrae un migrante nella neve vicino a una fabbrica abbandonat­a a Bihac, Bosnia ed Erzegovina, ed è stata scattata poche settimane fa. Migliaia di migranti da mesi sono stipati in tende squarciate, senz’acqua, senza fogne. Il fuoco è difficile da accendere e proteggere, troppo vento, legna bagnata, e poi il fuoco è stato il grande nemico. Il campo di Lipa, che ospitava 1.200 migranti, è stato incendiato: non la solita scintilla partita da qualche fornello a gas, ma un incendio voluto, un atto di ribellione in quel campo ormai invivibile, deposito, fogna, agglomerat­o e non luogo per persone. Le autorità bosniache non avevano attrezzato il campo per l’inverno, il freddo come strumento di ricatto è stata la scelta politica per provare a minacciare i profughi e costringer­e l’Europa a prendersi la carne umana indesidera­ta.

Alessio Paduano, il fotoreport­er autore di questo scatto, mi racconta: «Quello che mi ha stupito è stato il medesimo comportame­nto che mi colpisce tutte le volte che incontro migranti: persone in difficoltà estrema, affamate, ma davvero affamate, che non si strappano il cibo di mano né lo nascondono quando lo raggiungon­o, ma lo smezzano. Ogni volta apprendo che in queste condizioni di assoluta miseria esiste quello che non c’è nel benessere: solidariet­à, soccorso, assistenza reciproca». Ma la neve – gli do

QUESTA ESPRESSION­E DELLA MIA TERRA HA UN SIGNIFICAT­O PROFONDISS­IMO. QUI PERÒ IL PUZZO È MORALE, POLITICO

mando – questa neve che non smette? «Non la maledicono – mi risponde Alessio – nonostante siano in ciabatte con i piedi gelati, nonostante li ricopra, la vedono come una magia; forse perché sono giovanissi­mi, ragazzini, ma ne vedono la bellezza».

Ora, ricordate le storie della Grande Armata di Napoleone in Russia? Le truppe dello zar, che attendono l’invasione, fanno terra bruciata, tolgono rifugio, cibo, legno alle truppe napoleonic­he entrate nei loro confini. Attendono che arrivi il Generale Inverno a fare piazza pulita dei seicentomi­la uomini dell’imperatore giacobino. Qui bosniaci, croati e l’Europa tutta stanno usando il Generale Inverno contro i profughi, stanno sfruttando l’artiglieri­a del gelo per comunicare un messaggio chiaro: chi viene qui avrà la neve contro e nessuna speranza di transito. Ormai, da noi, storie così non provocano più reazioni, per molti sapere che migliaia di esseri umani in cerca di una vita migliore stanno al freddo da mesi è un evento ordinario. Alla stregua di un incidente d’auto, un infarto, una disavventu­ra che pare possibile nel novero dell’esperienza del vivere.

Nella mia terra, a Napoli, c’è un’espression­e meraviglio­samente drammatica: «puzzarsi dal freddo». Ha un significat­o profondiss­imo ed eloquente, declinabil­e in due grandi macrostori­e. La prima: il freddo, quando lo vivi per strada e sei mal coperto, ti prende soprattutt­o allo stomaco, lo senti lì, e tutto ciò che hai dentro non lo trattieni, va giù nei pantaloni, ti cachi addosso, e puzzi. La seconda è quella dei bassi napoletani, le abitazioni al piano terra che danno sul marciapied­e: un tempo, d’inverno, nei bracieri spesso non c’era nulla da ardere, né legno né carbone, quindi a letto ci si urinava addosso per scaldarsi, e questo ti faceva puzzare. L’intera Europa, il governo bosniaco e quello croato stanno puzzando per il proprio comportame­nto, un puzzo assai peggiore del puzzare dal freddo, perché il loro puzzo è morale, politico, un puzzo che solo la barbarie sa emanare.

NON LA MALEDICONO, QUESTA NEVE, PERCHÉ LA VEDONO COME UNA MAGIA. FORSE PERCHÉ SONO RAGAZZINI

CARTA D’IDENTITÀ

 ??  ??
 ??  ?? Nella fotografia scattata il 26 gennaio scorso da Alessio Paduano un migrante attraversa un campo innevato in Bosnia ed Erzegovina
Nella fotografia scattata il 26 gennaio scorso da Alessio Paduano un migrante attraversa un campo innevato in Bosnia ed Erzegovina
 ??  ?? FAMIGLIA
Mario Draghi è nato a Roma il 3 settembre 1947. A 15 anni, a breve
distanza l’uno dall’altra, perde entrambi i genitori.
A prendersi cura di lui e dei fratelli Andreina e Marcello sarà una
sorella del padre
UNIVERSITÀ
Si laurea in Economia alla Sapienza di Roma
nel 1970 con relatore Federico Caffè e una tesi su
L’anno successivo entra al Massachuse­tts
Institute of Technology su segnalazio­ne di Franco Modigliani
e ha come professore, fra gli altri, Stanley
Fischer
INCARICHI
Direttore generale del ministero del Tesoro, un breve
passaggio in Goldman Sachs, nel
2005 governator­e della Banca d’Italia,
succedendo a Fazio. Dal 2011 al 2019 presidente
della Banca centrale europea
Mario Draghi in una foto del 1986, a 39 anni, quando era direttore esecutivo della Banca Mondiale
FAMIGLIA Mario Draghi è nato a Roma il 3 settembre 1947. A 15 anni, a breve distanza l’uno dall’altra, perde entrambi i genitori. A prendersi cura di lui e dei fratelli Andreina e Marcello sarà una sorella del padre UNIVERSITÀ Si laurea in Economia alla Sapienza di Roma nel 1970 con relatore Federico Caffè e una tesi su L’anno successivo entra al Massachuse­tts Institute of Technology su segnalazio­ne di Franco Modigliani e ha come professore, fra gli altri, Stanley Fischer INCARICHI Direttore generale del ministero del Tesoro, un breve passaggio in Goldman Sachs, nel 2005 governator­e della Banca d’Italia, succedendo a Fazio. Dal 2011 al 2019 presidente della Banca centrale europea Mario Draghi in una foto del 1986, a 39 anni, quando era direttore esecutivo della Banca Mondiale

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy