La Lazio da scudetto, Anonimo veneziano e i suoi irresistibili fan
UN BEL LIBRO DA LEGGERE? Le canaglie di Angelo Carotenuto (Sellerio). Comincia con la descrizione di un centravanti di 24 anni. Di lui si dice: «Non c’è stato calciatore italiano più gaglioffo». A narrare la storia è un fotografo (quello che ispirò a Fellini il personaggio di Paparazzo nella Dolce vita). Paparazzo vede per la prima volta il centravanti nello spogliatoio e scatta questa foto: «Gli uomini che stanno intorno a lui dentro la stanza, con le schiene addossate alle pareti, le mani in tasca, gli sguardi di ferro e i volti in cera, bianchi non di candore ma di chiarina – sonno arretrato – gli uomini che stanno dentro questa stanza paiono apostoli in attesa di un martirio».
Il centravanti è Giorgio Chinaglia, gli apostoli assonnati sono i suoi compagni della Lazio. Le canaglie è il romanzo del loro scudetto. Ed è il romanzo feroce e sentimentale degli Anni 70 e sa di Banda della Magliana, di Pasolini (è scritto alla Pasolini), di dolce vita diventata fiele. Oggi Le canaglie è primo nella mia personale hit parade ex aequo con Danteide di Piero Trellini.
MASSIMO RAGO SCRIVE: «Come le è venuta l’idea di Servillo e Bonaiuto in Filumena Marturano? Mi sembra tanto geniale da essere fatalmente destinata a non realizzarsi mai. Spero di sbagliarmi».
L’idea non è mia. Ma su Filumena Marturano (il più bel personaggio della letteratura italiana assieme a Beatrice?) ci torneremo.
ANTONIETTA PODULE SCRIVE: «Non ho l’abitudine di condividere ricordi personali ma questo anniversario mi tocca da vicino. L’8 dicembre 1971 all’uscita dal cinema dove avevamo visto Anonimo veneziano il mio futuro marito “si dichiarò”. Ci sposammo due anni dopo, io avevo vent’anni lui ventisei, altri due anni e nacque nostro figlio, eravamo felici, altri due anni e mio marito fu operato per un tumore al cervello, morì sette anni dopo. Festeggiavamo l’8 dicembre come il nostro anniversario personale. La musica di Alessandro Marcello e il ricordo di un film struggente, almeno quanto la realtà, continua ad accompagnarmi». Natalia Ginzburg diceva che certi film entrano a far parte della nostra vita come persone.
ANGELITA TROMBETTA: «Anonimo veneziano è sul mio comodino ininterrottamente da quando avevo 15 anni (ne ho 56) e mi ha seguita nei pochi traslochi. Non sono mai riuscita a riporlo su uno scaffale lontano, le pagine ingiallite e la copertina incartapecorita di una edizione economica Bur sono la base permanente delle mie creme per le mani. È una storia intensa e sempre fascinosa quella dell’Amore che resiste ai compromessi, di cui i protagonisti forse non sono consapevoli fino alla resa dei conti. Che meraviglia la resa dei conti che giunge quando la rabbia è svanita e il film della nostra vita è decisamente più nitido. Certo non hai più tempo, il biglietto è scaduto eppure è lì che scopri la potenza del sentimento. La musica ti scava l’anima e il cappotto di Musante arriva al fotofinish con quello di Delon nella Prima notte di quiete.
P.S. Sempre intrisi di pioggia i suoi dibattiti, caro D’Orrico».
Aveva proprio ragione la grande Natalia.
SU CHINAGLIA E COMPAGNI, IL PASOLINIANO LE CANAGLIE VA LETTO. NATALIA GINZBURG E I FILM NELLA VITA «COME PERSONE»