Il Generale Inverno, arma contro i migranti Ma è l’Europa barbara che puzza dal freddo
C’è una grande differenza tra vivere la miseria al caldo e subirla al freddo. La disperazione muta completamente a seconda del clima in cui la si sconta. Il freddo ti impedisce di contare sul sonno, di provare a sopportare la mancanza della casa sostituendo le stanze con il vagabondare tra marciapiedi e androni, panchine e giardini. La miseria al freddo è una pena doppia, il gelo rende nemico tutto ciò che è fuori da un perimetro con i muri e un tetto. È il caldo, il clima mite, l’unico accesso all’esterno, l’unica possibilità per non sentire l’aria una rivale che ti porta catarro e insonnia, costringendoti a muoverti, a bere alcol, a tenere le mani così vicine alla brace da piagare la pelle.
Questa foto ritrae un migrante nella neve vicino a una fabbrica abbandonata a Bihac, Bosnia ed Erzegovina, ed è stata scattata poche settimane fa. Migliaia di migranti da mesi sono stipati in tende squarciate, senz’acqua, senza fogne. Il fuoco è difficile da accendere e proteggere, troppo vento, legna bagnata, e poi il fuoco è stato il grande nemico. Il campo di Lipa, che ospitava 1.200 migranti, è stato incendiato: non la solita scintilla partita da qualche fornello a gas, ma un incendio voluto, un atto di ribellione in quel campo ormai invivibile, deposito, fogna, agglomerato e non luogo per persone. Le autorità bosniache non avevano attrezzato il campo per l’inverno, il freddo come strumento di ricatto è stata la scelta politica per provare a minacciare i profughi e costringere l’Europa a prendersi la carne umana indesiderata.
Alessio Paduano, il fotoreporter autore di questo scatto, mi racconta: «Quello che mi ha stupito è stato il medesimo comportamento che mi colpisce tutte le volte che incontro migranti: persone in difficoltà estrema, affamate, ma davvero affamate, che non si strappano il cibo di mano né lo nascondono quando lo raggiungono, ma lo smezzano. Ogni volta apprendo che in queste condizioni di assoluta miseria esiste quello che non c’è nel benessere: solidarietà, soccorso, assistenza reciproca». Ma la neve – gli do
QUESTA ESPRESSIONE DELLA MIA TERRA HA UN SIGNIFICATO PROFONDISSIMO. QUI PERÒ IL PUZZO È MORALE, POLITICO