Corriere della Sera - Sette

Io e don Mario (Vargas Llosa) quel giorno a Firenze

- Di NICOLA SALDUTTI

COMINCIAMO DAL PIÙ GRANDE (non segue dibattito). Scrive Lello Stefanelli: «Giunto alla conclusion­e sofferta (per la “sindrome da affezione” che unisce chi legge a personaggi immaginari ma con cui si sia condiviso il piacere di compiere un percorso narrativo) di Tempi duri del superbo Vargas Llosa – autore da me scoperto grazie a lei –, le chiedo: che ne pensa? Io ho trovato il romanzo grandioso e in linea con la pregressa forza narrante dell’autore».

MI INVITA A NOZZE, CARO AVVOCATO. Le racconto una cosa. Firenze, metà degli anni Ottanta, ero un giornalist­a felice e sconosciut­o e la notte scrivevo un romanzo. Ero a poche pagine dalla fine, ma non riuscivo a trovare un buon titolo. Raccontavo la storia di una popstar latinoamer­icana morta in circostanz­e spettacola­ri (Eros & Thanatos), del fratello che gli sopravvive­va e coltivava una folle idea, di un aspirante giovane scrittore, innamorato di una certa Gloria, che lavorava come ufficio stampa in un piccolo teatro d’avanguardi­a fiorentino. Il mio idolo era don Mario Vargas Llosa. Avevo letto tutto di lui. Una mattina piena di sole, mentre andavo a piedi in redazione, vidi uscire da un albergo di via Cavour proprio Vargas Llosa con la moglie. Non credevo ai miei occhi. Li pedinai. Passeggiav­ano e leggevano le lapidi con i versi di Dante disseminat­e per Firenze. Attraversa­rono l’Arno ed entrarono a Palazzo Pitti.

Telefonai da un bar al giornale per dire che ero in ritardo. Poi aspettai al sole. Lo scrittore e la moglie uscirono un’ora dopo. Li fermai e recitai in spagnolo un brano della Zia Julia e lo scribacchi­no .« Que memoria, señor!», commentò lui.

GLI DISSI CHE ERO UN GIORNALIST­A e che la mia deontologi­a profession­ale mi obbligava a chiedergli un’intervista. Vargas Llosa rispose che così rovinavo l’incanto di quell’incontro. Era in vacanza. Mi permisi di insistere. Intervenne la moglie dicendogli che almeno un’intervista la doveva al ragazzo che sapeva a memoria i racconti di Pedro Camacho. Disse sì. Nei giorni successivi, come contagiato dall’intervista con Varguitas, finii il romanzo. Gli trovai un titolo. Mandai il manoscritt­o a Italo Calvino... Ah, dimenticav­o, Tempi duri è bellissimo, bellissimo come i vecchi romanzi di don Mario. Lo sto imparando a memoria.

PAOLO URBANI: «Senza dubbio Maradona è stato un grande giocatore, ma non credo (come lei dice) che fosse in missione per conto di Dio per il semplice motivo che il suo comportame­nto fuori campo non è stato proprio esemplare (cinque figli da varie donne, altri sei non riconosciu­ti da altre donne, droga). Inoltre, non capisco come Maradona abbia rivinto la guerra delle Falkland anche metaforica­mente parlando».

La invito a un piccolo esercizio di chiromanzi­a: è tutto scritto nella “mano de Dios”.

DA GIOVANE LO INCONTRAI CON LA MOGLIE E GLI RECITAI A MEMORIA IN SPAGNOLO UN BRANO DI ZIA JULIA E LO SCRIBACCHI­NO

GIORGIO BRACCIANI interviene a proposito della mia passione per lo stile futbolísti­co del campione danese Christian Eriksen: «Caro D., in quanti sono in grado di capire la sua battuta “C’è del calcio in Danimarca”? Neanche Scespir». Forse ha ragione lei. Temo che oggi Flaiano sarebbe un disoccupat­o.

CARTA D’IDENTITÀ

 ??  ??
 ??  ?? FAMIGLIA
Mario Draghi è nato a Roma il 3 settembre 1947. A 15 anni, a breve
distanza l’uno dall’altra, perde entrambi i genitori.
A prendersi cura di lui e dei fratelli Andreina e Marcello sarà una
sorella del padre
UNIVERSITÀ
Si laurea in Economia alla Sapienza di Roma
nel 1970 con relatore Federico Caffè e una tesi su
L’anno successivo entra al Massachuse­tts
Institute of Technology su segnalazio­ne di Franco Modigliani
e ha come professore, fra gli altri, Stanley
Fischer
INCARICHI
Direttore generale del ministero del Tesoro, un breve
passaggio in Goldman Sachs, nel
2005 governator­e della Banca d’Italia,
succedendo a Fazio. Dal 2011 al 2019 presidente
della Banca centrale europea
Mario Draghi in una foto del 1986, a 39 anni, quando era direttore esecutivo della Banca Mondiale
FAMIGLIA Mario Draghi è nato a Roma il 3 settembre 1947. A 15 anni, a breve distanza l’uno dall’altra, perde entrambi i genitori. A prendersi cura di lui e dei fratelli Andreina e Marcello sarà una sorella del padre UNIVERSITÀ Si laurea in Economia alla Sapienza di Roma nel 1970 con relatore Federico Caffè e una tesi su L’anno successivo entra al Massachuse­tts Institute of Technology su segnalazio­ne di Franco Modigliani e ha come professore, fra gli altri, Stanley Fischer INCARICHI Direttore generale del ministero del Tesoro, un breve passaggio in Goldman Sachs, nel 2005 governator­e della Banca d’Italia, succedendo a Fazio. Dal 2011 al 2019 presidente della Banca centrale europea Mario Draghi in una foto del 1986, a 39 anni, quando era direttore esecutivo della Banca Mondiale

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy