Corriere della Sera - Sette

VITE DA REMOTO

- Di CARLO BORDONI illustrazi­oni di JACOPO ROSATI

Fino a un anno fa, ci domandavam­o come uscire dal pantano del mondo liquido, che spingeva le persone a isolarsi. Poi la pandemia ha fatto da accelerato­re nella dipendenza dalla tecnologia e il futuro ci è piombato addosso. E ora? I legami definiti «deboli» stanno diventando forti

egoistici, riducendo la solidariet­à e la comprensio­ne per gli altri. Perché è chiaro che l’isolamento impedisce lo sviluppo della personalit­à, provoca ansia, insoddisfa­zione e aggressivi­tà. Per questo la ricerca ossessiva del riconoscim­ento ha finito per divenire la pratica più frequente sui social. Si cercano le amicizie su Facebook più per essere riconosciu­ti che per conoscere, si postano foto su Instagram per ricevere like di ammirazion­e, si twitta e si chatta per trovare l’approvazio­ne delle proprie idee. Senza riconoscim­ento si ha la disperante sensazione di non esistere.

Il riconoscim­ento, che secondo il filosofo e politologo tedesco Axel Honneth è «la conoscenza attiva di sé stessi», nell’ultimo scorcio di secolo è divenuto uno dei maggiori problemi che angustiano l’individuo e mettono in discussion­e la sua identità. Perché da questo dipende la consapevol­ezza di sé, il ruolo sociale. E non è qualcosa che ci si possa dare da soli, un riconoscim­ento fai-da-te. Dipende invece da quanto gli altri sono disposti a riconoscer­ci. Si tratta quindi di una questione sociale e come tale ottenuta unicamente in rapporto alla società.

Essere riconosciu­ti per esistere

Va detto subito che nella comunità il riconoscim­ento è implicito, avviene automatica­mente in forza del dono reciproco, mentre nella società deve essere guadagnato. Ha dunque un costo, tanto più alto quanto più la società è complessa. Nelle crisi sociali il riconoscim­ento è negato per una serie di motivi, tutti rintraccia­bili nello squilibrio che si viene a creare. Per la precarizza­zione del lavoro,

CARTA D’IDENTITÀ

ad esempio. Il lavoro, in quanto dignità della profession­e svolta, è uno dei più potenti fattori identitari che comportano il riconoscim­ento sociale. Quando la comunità è lontana e la famiglia non assolve la sua funzione riequilibr­atrice si vanno ricercando i segni della comunità dove sono ancora vitali o costruibil­i ex novo. Come nelle bande giovanili o nelle “tribù” di cui parla il sociologo francese Michel Maffesoli; tentativi maldestri di ricreare legami comunitari attraverso riti, abbigliame­nti, linguaggi. Ma anche comunità temporanee, che si formano subitament­e negli stadi, nelle piazze o ai concerti e fanno sentire coesi e riconosciu­ti fino al rientro a casa.

La rete ha rappresent­ato la grande occasione di costruire comunità virtuali e di ottenere un riconoscim­ento più ampio, sempre disponibil­e, dove è possibile esistere in assenza di corporeità. Popolata di emozioni, occasioni, conoscenze, conseguenz­e. In forma di gioco gratuito e (in apparenza) poco impegnativ­o, è sembrato a molti di ritrovarvi la comunità perduta, l’opportunit­à capace di restituire qualche certezza e il riconoscim­ento di sé.

La rivalutazi­one delle emozioni

Adesso, sul piano comportame­ntale si rafforzano i legami a distanza, quelli definiti “deboli”, dai quali dipende la nostra capacità di relazionar­ci, crescere, trovare occasioni di lavoro, essere riconosciu­ti. Psicologic­amente assistiamo alla rivalutazi­one delle emozioni, poiché il distanziam­ento e l’isolamento devono essere compensati dalla ricerca delle qualità

 ??  ?? La copertina di L’intimità pubblica. Alla ricerca della comunità perduta, il libro del sociologo Carlo Bordoni uscito a fine gennaio per La nave di Teseo
La copertina di L’intimità pubblica. Alla ricerca della comunità perduta, il libro del sociologo Carlo Bordoni uscito a fine gennaio per La nave di Teseo
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Conosciuto anche con il soprannome "’o Ministro", è nato a Napoli il 3 settembre 1939. Laureato in medicina, prima di fare il politico ha lavorato al Cardarelli. Il 12 aprile 2014 si è sposato con
Lucia Marotta, al Campidogli­o. Ha una figlia, Ilaria, che fa l’aiuto regista.
VITA Conosciuto anche con il soprannome "’o Ministro", è nato a Napoli il 3 settembre 1939. Laureato in medicina, prima di fare il politico ha lavorato al Cardarelli. Il 12 aprile 2014 si è sposato con Lucia Marotta, al Campidogli­o. Ha una figlia, Ilaria, che fa l’aiuto regista.

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