PERDERE I SENSI SENZA OLFATTO NON SO PIÙ CHI SONO
«Se lo prendo, spero di non perdere olfatto o gusto». Era questa la cantilena che ripetevo prima di ammalarmi di coronavirus. Avevo letto e ascoltato più volte gli elenchi dei possibili sintomi. Dopo polmonite e complicazioni varie, non sentire più odori e sapori erano quelli che temevo di più. Poi è successo anche a me: ho preso il coronavirus. Stavo già esultando, convinta di avere scampato — almeno — la beffa di non riuscire più a trarre piacere da cibo e bevande. E invece, una settimana dopo la comparsa dei primi sintomi, il mio olfatto aveva smesso di funzionare. Ho iniziato a contattare amici e i conoscenti che avevano avuto il Covid per raccogliere informazioni, e soprattutto rassicurazioni. «Prova con i suffumigi di aceto di vino», mi ha suggerito la mia dottoressa. Mi sono messa a cercare sul web testimonianze e studi sull’argomento: mi è subito risultato chiaro che le persone che hanno vissuto un’esperienza simile alla mia sono moltissime.
«Fino a qualche tempo fa l’olfatto era un senso dimenticato. Il Covid lo ha riportato alla ribalta come senso fondamentale nella relazione con gli altri», dice l’otorinolaringoiatra Luca Raimondo, responsabile dell’ambulatorio per i disturbi di olfatto e gusto inaugurato a giugno all’ospedale Humanitas Gradenigo di Torino. Pensate, per esempio, alla difficoltà di esprimere a parole le percezioni legate all’olfatto (che la scrittrice e naturalista statunitense Diane Ackerman ha infatti definito “senso muto”), indice anche della scarsa importanza che tradizionalmente riveste nella nostra cultura — si è visto che alcune popolazioni del sud-est asiatico, al contrario, hanno un repertorio linguistico molto più ricco e preciso. In ogni caso, è solo quando si perde che si realizza appieno quanto l’olfatto sia fondamentale. Non soltanto per la sua incredibile capacità di avvisarci della presenza di sostanze pericolose. «Anche io ho preso il Covid, la pelle e i vestiti non avevano più odore», racconta Raimondo. «Quando l’olfatto scompare si perde la percezione del proprio odore: il paziente non si riconosce più. Inoltre si creano disagi nelle relazioni sociali, perché non si riescono più a controllare gli odori sgradevoli che potremmo emettere o emanare. Senza contare la perdita del piacere di mangiare e di bere un buon bicchiere di vino e i problemi di sicurezza domestica: diventa impossibile sentire l’odore del gas, accorgersi se l’arrosto sta bruciando, valutare la salubrità degli alimenti…».
Secondo gli scienziati l’anosmia e le altre disfunzioni dell’olfatto, dovute in genere ai postumi di infezioni, allergie aggressive e protratte nel tempo, riniti, sinusiti e malattie delle vie respiratorie superiori, riguardano tra l’uno e il cinque per cento della popolazione mondiale. E spesso possono contribuire a forme di depressione, come raccon
«PROVA CON I SUFFUMIGI DI ACETO», MI DICE LA DOTTORESSA. IL COVID SCONVOLGE LA VITA ANCHE IN FORME NON GRAVI: L’ODORE È IDENTITÀ