Corriere della Sera - Sette

«UNA PAURA? RESTARE SOLO»

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e il 2001. Alla loro generazion­e — e agli eterni ventenni che amano il rock — hanno dato corpo e voce con il singolo Vent’anni e un omonimo manifesto social, dove esorcizzan­o le loro paure: solitudine, panico, ombre ed emarginazi­one. Antipasto del nuovo album Teatro d’ira di cui parlano in anteprima a 7. Uscirà per Sony dopo Sanremo, dove canteranno Zitti e buoni.

Tre anni fa li avevamo incontrati a Milano, prima del tour Il ballo della vita: erano ancora alle prese con la prova di maturità scolastica, ora puntano a quella artistica. Si collegano via Zoom da casa di Thomas e in queste pagine li vedete nelle foto inedite scattate da Oliviero Toscani. Ognuno ha scelto un colore, associando­lo alla «passione» per il rosso di Ethan, alla «naturalezz­a» per la terra di Victoria, all’«ira» per l’arancione di Thomas e alla «serenità» per il giallo di Damiano, che ha il culto di Icaro. Mi aspettavo denaro o Sole! «Vedi?», sorride, «sono diventato più saggio»

Nel manifesto dite: «Vogliamo rimediare ai vostri errori». E Teatro d’ira è un ossimoro bello aggressivo. Con chi ce l’avete?

Damiano: «Non c’è ira verso qualcuno, ma rabbia che smuove, che porta alle rivoluzion­i, al cambiament­o, ira catartica che ti fa sfogare e ribellare a ciò che ti sembra opprimente e ti fa sentire sbagliato. Una rabbia rivolta alle oppression­i e agli oppressori, che genera qualcosa di artistico e positivo. Infatti abbiamo messo questa energia in un contesto pacato ed elegante, cioè il teatro: ci piace questo contrasto.

Quando si apre il sipario non trovi un balletto ma questa energia. Non è rabbia distruttiv­a e negativa ma porta alla creazione di qualcosa». Nell’album precedente c’era una figura ispiratric­e, una musa, Marlena. Qui c’è una musa?

Damiano: «Il disco è ispirato a noi, parla di noi, di quello che pensiamo e che vogliamo lasciare». Qual è la frase dell’album in cui ognuno di voi più si riconosce?

Victoria: «I wanna be your slave / I wanna be your master. Mi riconosco nel dualismo di cose opposte. Ognuno di noi tende a farsi un’idea di sé e a bloccarsi lì. Invece si può avere piacere a pensare ed essere cose opposte, pur restando sé stessi. Senza forzare altri o sforzarsi per cose che puoi apprezzare dopo, ma per cui ora non ti senti pronto».

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