Corriere della Sera - Sette

BOLLYWOOD PORTA I KOLOSSAL SUL PO (NESSUNO RICONOSCE IL DIVO PRABHAS)

- Di ALESSANDRA MUGLIA

Radhe Shyam,

del 1971 scritto con Dale Peterson: Maschi bestiali. Basi biologiche della violenza umana. Un fruibile, scherzoso compendio sui facili sensaziona­lismi dei tanti che cercavano nella “natura umana maschile” le proprie radici evolutive darwiniane, dunque “naturali”. Scordandos­i del forte, spesso determinan­te, ruolo sociale delle femmine nelle diverse specie di mammifero.

Maschi e non solo

Si è narrato a lungo che, all’interno della medesima specie, l’aggressivi­tà mortale andasse a ogni costo evitata: e che i complessi rituali maschili di minaccia, parata, duelli rissosi a suon di cornate, ruggiti, muggiti e morsi si fossero evoluti al fine di trasformar­e azzannate e

«In Italia mi sento libero: posso andare in giro senza che nessuno mi riconosca». Attimi per ritrovarsi in una vita divisa tra personaggi (da interpreta­re) e fan (da scansare). È il peso della celebrità: «Del resto ogni mestiere ha qualche aspetto critico». Così dopo l’ultimo ciak italiano, eccolo dedicare le ultime ore prima del rientro a Mumbai allo shopping per le vie di Firenze. Via dal set piemontese e gita in Toscana. «Volevo vedere il museo di Leonardo da Vinci ma era chiuso, così ho ripiegato sugli acquisti. Ho preso delle bellissime scarpe di Ferragamo per mia sorella», racconta con un filo di voce, scusandosi per le ore di ritardo con cui si presenta al telefono per l’intervista. Del resto lui è Prabhas, l’attore del momento in India, Paese che venera i divi del grande schermo come dei, un po’ come da noi i Beatles negli Anni 60.

Il suo Bahubaali 2 (2017) ha segnato il record di incassi in India. Si capisce che siano altissime le aspettativ­e sul prossimo film: Radhe Shyam, diretto dal giovane Radha Krishna Kumar. È la prima produzione indiana quasi tutta girata in Italia, tra Roma, Liguria, Valle d’Aosta, ma soprattutt­o a Torino e dintorni. «Sarà una cartolina molto importante per la nostra regione» scommette Paolo Damilano, esportator­e di Barolo nel mondo e presidente della Film Commission Torino Piemonte, la prima nata in Italia, nel 2000, per supportare le produzioni straniere nella logistica e nel reperire tecnici e troupe.

La distribuzi­one prevista è da kolossal: Covid permettend­o, ottomila

Nel film, girato in una Italia riportata indietro agli Anni 70, la star indiana è un chiromante e incontra una connaziona­le che da noi fa il medico. L’amore concilia le opposte inclinazio­ni

sale nell’estate prossima. Del resto Brabhas è considerat­o il primo vero divo di tutta l’India. Il suo blockbuste­r Bahubaali è stato doppiato nelle principali lingue del cinema indiano: non c’è soltanto l’hindi di Bollywood, a Mumbai, ma anche il tamil usato a Kollywood, Chennai, e il malayalam di Mollywood, in Kerala. Prabhas, uomo del Sud, nasce come stella del cinema di Tollywood, quello di Hyderabad, parlato in telugu. Poi il grande salto con Radhe Shyam, girato contempora­neamente in hindi e in telugu e doppiato nelle altre due lingue.

Superstar grazie allo zio

E pensare che Prabhas seppur figlio d’arte da ragazzo aveva altri progetti: «Avevo studiato business, ero timido, non pensavo di fare l’attore. Poi mio zio mi ha tirato dentro». Suo zio è l’ormai ottantenne Krishnam Raju, celebrità del cinema telugu poi datosi anche alla politica. Dedizione e disciplina hanno reso Prabhas una superstar. Per riuscire a interpreta­re al meglio il principegu­erriero buono di Bahubaali si è preparato al ruolo per 5 anni. In Radhe Shyam, dismessi i panni da supereroe, è un chiromante indiano chiamato Shyam, altro nome di Krishna, «un dio molto romantico» ricorda lui. Radhe nella mitologia indù è la sua amata. Radhe Shyam :i due che sono uno; l’energia femminile e quella maschile che formano la perfezione dell’amore cosmico. «La storia inizia a Varanasi», la città sacra sul Gange. «Shyam vive lì, fa il chiromante», rivela Prabhas a 7, «poi lascia l’India, raggiunge l’Italia, si stabilisce a Torino e un giorno incontra Radhe, un’indiana che fa il medico a Roma», la magnetica Pooja Hegde.

Credenza lui, scienza lei: la storia appare incentrata sulla dialettica di lotta e attrazione tra tradizione e ragione, destino e libertà. Radhe Shyam diventa quasi un ossimoro: si riferisce a due personaggi distanti per modo di pensare e profession­e che l’amore avvicina. «Io in realtà non ho mai creduto alla lettura della mano o delle foglie di palma» confida Prahbas. Eppure in India indovini e astrologi hanno un gran da fare: molta gente continua a consultarl­i anche oggi prima di prendere qualsiasi decisione importante, dall’acquisto della casa al cambio del lavoro, alla data di matrimonio. Prabhas non ha ancora trovato il giorno propizio per convolare a nozze. E nemmeno la compagna, per la verità. Anche se rumour sui media locali parlano di nozze con Anushka Shetty, co-protagonis­ta in Bahubaali 2, a lungo osteggiate dalle rispettive famiglie. «Io e Anushka siamo soltanto buoni amici, ma la gente ci vorrebbe insieme anche nella vita», chiarisce l’attore. Resta il fatto che, nonostante il matrimonio d’amore sia il classico sogno del cinema di Bollywood, il 90% delle unioni in India sono

26 FEBBRAIO

5 MARZO

ancora combinate o quanto meno semi-combinate, con la selezione dei maritabili fatta dalla famiglia. «Si dice che i matrimoni combinati siano più solidi. Ma io voglio sposarmi per amore». Per ora però Prabhas ha altro per la testa: «Non sono innamorato, l’unica cosa che desidero è che Radhe Shyam piaccia al pubblico».

In Italia, durante le riprese, il film è stato presentato come una sorta di Giulietta e Romeo in salsa indiana. Un’altra storia romantica con finale tragico – come quelle di Laila e Mjnu o di Devdas e Parvati, coppie di classici arabi e bengalesi della letteratur­a romantica – o con il tradiziona­le happy end bollywoodi­ano? «Come va a finire lo scoprirete guardando il film», taglia corto Prabhas. Quel che si sa è che questo amore corre sui binari. I due vagano per l’Italia in treno. Radhe Shyam è un film romantico, non ci sono combattime­nti, non è un tipico masala film, dove il nome della mistura di spezie è preso in prestito per descrivere il mix di sentimenta­lismo, dramma, thriller, azione, canti e danze che ha fatto la storia e la fortuna del cinema popolare bollywodia­no, genere mainstream per l’audience indiana, che ama guardare più generi diversi in un unico film, che tocchi tutte le emozioni. Ma non rientra nemmeno nel genere a vocazione più internazio­nale come The Lunch Box di Ritesh Batra, o Monsoon Wedding di Mira Nair, Leone d’oro a Venezia 2001

«Storia all’avanguardi­a»

È un film sui generis. «Anche il soggetto non è mai stato trattato prima: l’amore tra mondi opposti, osteggiato non da fattori esterni come famiglie, classi sociali, caste, ma dalle loro stesse convinzion­i» considera Ivano Fucci, 35 anni. Sposato con Shweta Pandit, cantante e attrice di Bollywood, ha fatto da ponte tra la produzione indiana e l’Italia: la sua Odu Movies ha assistito oltre 80 titoli indiani dal 2010.

Il primo trailer di Radhe Shyam è stato lanciato durante le riprese a Torino, a ottobre, nel giorno del 41° compleanno di Prabhas: nel servizio vedete la foto dell’attore che taglia la torta e festeggia davanti a Palazzo Carignano con una Mini alle spalle e addosso un giubbotto nero alla Fonzie! Assaggio dell’ambientazi­one Anni 70 della pellicola. «Anche questa distanza temporale è un carattere distintivo del film: un passato vicino, che non sconfina nel mondo epico indiano di tante pellicole. Il regista riteneva che il contrasto ideologico tra i due protagonis­ti così diventasse più credibile, la credenza astrologic­a tempo fa era infatti più forte».

È soprattutt­o la quantità di scene girate in Italia a fare la differenza. «Prima le produzioni indiane andavano all’estero soltanto per girare le canzoni, il momento onirico del film. Tante erano ambientate sulle cime innevate della Svizzera, un paesaggio esotico per loro. Poi hanno iniziato a girare lì anche altre scene: una cinquantin­a di film dagli Anni 90 al 2005. Ho capito che c’era un sistema che attraeva le produzioni di Bollywod in Svizzera e poi anche i turisti indiani». Un caso di cineturism­o che ha fatto scuola.

«Bollywood era già approdata a Torino nel 2017 ma Radhe Shyam ci ha permesso di raccontare anche i luoghi della regione meno noti» si entusiasma Paolo Manera, direttore della Film Commission TorinoPiem­onte. Anche Prabhas era già stato in Italia più volte. «Questo è stato il soggiorno più lungo: un mese. Mascherine e distanziam­ento hanno reso l’Italia più sfuggente ma è un miracolo essere riusciti a girare lo stesso in sicurezza».

La “ribellione” dell’attore: «Matrimoni combinati? Si dice siano più solidi ma io voglio sposarmi per amore». E Piemonte Film Commission punta al cineturism­o indiano, sul modello svizzero

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film di Bollywood in uscita quest’estate, con i due protagonis­ti: il 41enne Prabhas e Pooja Hegde (30)
Un’immagine girata nel paese di Barolo di film di Bollywood in uscita quest’estate, con i due protagonis­ti: il 41enne Prabhas e Pooja Hegde (30)
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albertino. Qui sopra, la locandina
di Radhe Shyam
In alto la star indiana Prabhas festeggia il 41° compleanno a Torino tagliando la torta davanti a Palazzo Carignano, dal cui balcone nel 1821 Carlo Alberto concesse lo Statuto albertino. Qui sopra, la locandina di Radhe Shyam
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Una scena del film Radhe Shyam girata sulle colline di Barolo (Cuneo), nelle Langhe, tra i filari da cui si ricava il pregiato vino omonimo esportato in tutto il mondo. I due protagonis­ti le percorrono su una moto Guzzi Anni 70

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