BOLLYWOOD PORTA I KOLOSSAL SUL PO (NESSUNO RICONOSCE IL DIVO PRABHAS)
Radhe Shyam,
del 1971 scritto con Dale Peterson: Maschi bestiali. Basi biologiche della violenza umana. Un fruibile, scherzoso compendio sui facili sensazionalismi dei tanti che cercavano nella “natura umana maschile” le proprie radici evolutive darwiniane, dunque “naturali”. Scordandosi del forte, spesso determinante, ruolo sociale delle femmine nelle diverse specie di mammifero.
Maschi e non solo
Si è narrato a lungo che, all’interno della medesima specie, l’aggressività mortale andasse a ogni costo evitata: e che i complessi rituali maschili di minaccia, parata, duelli rissosi a suon di cornate, ruggiti, muggiti e morsi si fossero evoluti al fine di trasformare azzannate e
«In Italia mi sento libero: posso andare in giro senza che nessuno mi riconosca». Attimi per ritrovarsi in una vita divisa tra personaggi (da interpretare) e fan (da scansare). È il peso della celebrità: «Del resto ogni mestiere ha qualche aspetto critico». Così dopo l’ultimo ciak italiano, eccolo dedicare le ultime ore prima del rientro a Mumbai allo shopping per le vie di Firenze. Via dal set piemontese e gita in Toscana. «Volevo vedere il museo di Leonardo da Vinci ma era chiuso, così ho ripiegato sugli acquisti. Ho preso delle bellissime scarpe di Ferragamo per mia sorella», racconta con un filo di voce, scusandosi per le ore di ritardo con cui si presenta al telefono per l’intervista. Del resto lui è Prabhas, l’attore del momento in India, Paese che venera i divi del grande schermo come dei, un po’ come da noi i Beatles negli Anni 60.
Il suo Bahubaali 2 (2017) ha segnato il record di incassi in India. Si capisce che siano altissime le aspettative sul prossimo film: Radhe Shyam, diretto dal giovane Radha Krishna Kumar. È la prima produzione indiana quasi tutta girata in Italia, tra Roma, Liguria, Valle d’Aosta, ma soprattutto a Torino e dintorni. «Sarà una cartolina molto importante per la nostra regione» scommette Paolo Damilano, esportatore di Barolo nel mondo e presidente della Film Commission Torino Piemonte, la prima nata in Italia, nel 2000, per supportare le produzioni straniere nella logistica e nel reperire tecnici e troupe.
La distribuzione prevista è da kolossal: Covid permettendo, ottomila
Nel film, girato in una Italia riportata indietro agli Anni 70, la star indiana è un chiromante e incontra una connazionale che da noi fa il medico. L’amore concilia le opposte inclinazioni
sale nell’estate prossima. Del resto Brabhas è considerato il primo vero divo di tutta l’India. Il suo blockbuster Bahubaali è stato doppiato nelle principali lingue del cinema indiano: non c’è soltanto l’hindi di Bollywood, a Mumbai, ma anche il tamil usato a Kollywood, Chennai, e il malayalam di Mollywood, in Kerala. Prabhas, uomo del Sud, nasce come stella del cinema di Tollywood, quello di Hyderabad, parlato in telugu. Poi il grande salto con Radhe Shyam, girato contemporaneamente in hindi e in telugu e doppiato nelle altre due lingue.
Superstar grazie allo zio
E pensare che Prabhas seppur figlio d’arte da ragazzo aveva altri progetti: «Avevo studiato business, ero timido, non pensavo di fare l’attore. Poi mio zio mi ha tirato dentro». Suo zio è l’ormai ottantenne Krishnam Raju, celebrità del cinema telugu poi datosi anche alla politica. Dedizione e disciplina hanno reso Prabhas una superstar. Per riuscire a interpretare al meglio il principeguerriero buono di Bahubaali si è preparato al ruolo per 5 anni. In Radhe Shyam, dismessi i panni da supereroe, è un chiromante indiano chiamato Shyam, altro nome di Krishna, «un dio molto romantico» ricorda lui. Radhe nella mitologia indù è la sua amata. Radhe Shyam :i due che sono uno; l’energia femminile e quella maschile che formano la perfezione dell’amore cosmico. «La storia inizia a Varanasi», la città sacra sul Gange. «Shyam vive lì, fa il chiromante», rivela Prabhas a 7, «poi lascia l’India, raggiunge l’Italia, si stabilisce a Torino e un giorno incontra Radhe, un’indiana che fa il medico a Roma», la magnetica Pooja Hegde.
Credenza lui, scienza lei: la storia appare incentrata sulla dialettica di lotta e attrazione tra tradizione e ragione, destino e libertà. Radhe Shyam diventa quasi un ossimoro: si riferisce a due personaggi distanti per modo di pensare e professione che l’amore avvicina. «Io in realtà non ho mai creduto alla lettura della mano o delle foglie di palma» confida Prahbas. Eppure in India indovini e astrologi hanno un gran da fare: molta gente continua a consultarli anche oggi prima di prendere qualsiasi decisione importante, dall’acquisto della casa al cambio del lavoro, alla data di matrimonio. Prabhas non ha ancora trovato il giorno propizio per convolare a nozze. E nemmeno la compagna, per la verità. Anche se rumour sui media locali parlano di nozze con Anushka Shetty, co-protagonista in Bahubaali 2, a lungo osteggiate dalle rispettive famiglie. «Io e Anushka siamo soltanto buoni amici, ma la gente ci vorrebbe insieme anche nella vita», chiarisce l’attore. Resta il fatto che, nonostante il matrimonio d’amore sia il classico sogno del cinema di Bollywood, il 90% delle unioni in India sono
26 FEBBRAIO
5 MARZO
ancora combinate o quanto meno semi-combinate, con la selezione dei maritabili fatta dalla famiglia. «Si dice che i matrimoni combinati siano più solidi. Ma io voglio sposarmi per amore». Per ora però Prabhas ha altro per la testa: «Non sono innamorato, l’unica cosa che desidero è che Radhe Shyam piaccia al pubblico».
In Italia, durante le riprese, il film è stato presentato come una sorta di Giulietta e Romeo in salsa indiana. Un’altra storia romantica con finale tragico – come quelle di Laila e Mjnu o di Devdas e Parvati, coppie di classici arabi e bengalesi della letteratura romantica – o con il tradizionale happy end bollywoodiano? «Come va a finire lo scoprirete guardando il film», taglia corto Prabhas. Quel che si sa è che questo amore corre sui binari. I due vagano per l’Italia in treno. Radhe Shyam è un film romantico, non ci sono combattimenti, non è un tipico masala film, dove il nome della mistura di spezie è preso in prestito per descrivere il mix di sentimentalismo, dramma, thriller, azione, canti e danze che ha fatto la storia e la fortuna del cinema popolare bollywodiano, genere mainstream per l’audience indiana, che ama guardare più generi diversi in un unico film, che tocchi tutte le emozioni. Ma non rientra nemmeno nel genere a vocazione più internazionale come The Lunch Box di Ritesh Batra, o Monsoon Wedding di Mira Nair, Leone d’oro a Venezia 2001
«Storia all’avanguardia»
È un film sui generis. «Anche il soggetto non è mai stato trattato prima: l’amore tra mondi opposti, osteggiato non da fattori esterni come famiglie, classi sociali, caste, ma dalle loro stesse convinzioni» considera Ivano Fucci, 35 anni. Sposato con Shweta Pandit, cantante e attrice di Bollywood, ha fatto da ponte tra la produzione indiana e l’Italia: la sua Odu Movies ha assistito oltre 80 titoli indiani dal 2010.
Il primo trailer di Radhe Shyam è stato lanciato durante le riprese a Torino, a ottobre, nel giorno del 41° compleanno di Prabhas: nel servizio vedete la foto dell’attore che taglia la torta e festeggia davanti a Palazzo Carignano con una Mini alle spalle e addosso un giubbotto nero alla Fonzie! Assaggio dell’ambientazione Anni 70 della pellicola. «Anche questa distanza temporale è un carattere distintivo del film: un passato vicino, che non sconfina nel mondo epico indiano di tante pellicole. Il regista riteneva che il contrasto ideologico tra i due protagonisti così diventasse più credibile, la credenza astrologica tempo fa era infatti più forte».
È soprattutto la quantità di scene girate in Italia a fare la differenza. «Prima le produzioni indiane andavano all’estero soltanto per girare le canzoni, il momento onirico del film. Tante erano ambientate sulle cime innevate della Svizzera, un paesaggio esotico per loro. Poi hanno iniziato a girare lì anche altre scene: una cinquantina di film dagli Anni 90 al 2005. Ho capito che c’era un sistema che attraeva le produzioni di Bollywod in Svizzera e poi anche i turisti indiani». Un caso di cineturismo che ha fatto scuola.
«Bollywood era già approdata a Torino nel 2017 ma Radhe Shyam ci ha permesso di raccontare anche i luoghi della regione meno noti» si entusiasma Paolo Manera, direttore della Film Commission TorinoPiemonte. Anche Prabhas era già stato in Italia più volte. «Questo è stato il soggiorno più lungo: un mese. Mascherine e distanziamento hanno reso l’Italia più sfuggente ma è un miracolo essere riusciti a girare lo stesso in sicurezza».
La “ribellione” dell’attore: «Matrimoni combinati? Si dice siano più solidi ma io voglio sposarmi per amore». E Piemonte Film Commission punta al cineturismo indiano, sul modello svizzero