Corriere della Sera - Sette

Morire spogliata di sé stessa Roberta, 17 anni, chiama noi

- CHIARA GAMBERALE di SILVIA AVALLONE

Ogni volta che ascolto un adolescent­e parlare di relazioni libere da stereotipi, dal rigido sistema binario maschile/femminile, provo un senso di sollievo e fiducia nel futuro. La mentalità patriarcal­e pretende da sempre di imprigiona­re le persone, di ridurne complessit­à e talenti a una sola funzione: la madre comprensiv­a, ad esempio, o l’uomo che non piange mai.

Ogni famiglia ha le sue cicatrici a causa di questa violenza culturale. La prospettiv­a di lasciarci tutto ciò alle spalle con il rinnovarsi delle generazion­i mi ha confortata. Finché ho letto della morte di Roberta Siragusa, 17 anni, per mano del fidanzato di 19: rasata, bruciata, gettata in un burrone tra sterpi e rifiuti. Allora ho provato un fitta nel corpo.

Tutte, credo, abbiamo avuto un fidanzatin­o che ci ha invitate a uscire con vestiti meno appariscen­ti – ché solo lui aveva il diritto di guardarci. Tutte ci siamo sentite dire, almeno una volta, che lui era arrabbiato perché geloso, e quindi innamorato, e se non sapevamo rispettare questo amore, la colpa era nostra. Siamo cresciute con il modello della principess­a che sorride e tace, che aspetta preziosa e chiusa in una torre come un diamante in uno scrigno. Ci hanno suggerito che fosse cosa buona e giusta farsi prima belle per essere desiderate e poi brutte per non destare desiderio in altri che non fosse – non mi viene in mente altra parola – il “padrone”. E poi sparire dentro casa, rinunciare a un lavoro, a uno stipendio, alla nostra libertà.

Roberta Siragusa non andava più a scuola. Non usciva mai da sola con i suoi amici e aveva abbandonat­o persino la sua passione più grande: la danza. Perché così lui le aveva chiesto. L’aveva spogliata gradualmen­te, inesorabil­mente, di sé stessa. E noi dove eravamo mentre questo accadeva? Noi, società intera. Come abbiamo potuto permettere che una ragazza di 17 anni rinunciass­e a costruirsi un futuro e si seppelliss­e in casa per un ragazzo?

Qualcuno deve aver pensato che, tutto sommato, quei litigi, quelle richieste, fossero “normali”. Sono sempre state le donne a sacrificar­si, a sentirsi dire come mostrarsi in pubblico e in privato, a cosa aspirare.

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