HA DISEGNATO LA TERAPIA DIALETTICO COMPORTAMENTALE PER TRATTARE LE TENDENZE AUTOLESIVE, I TAGLI, LE BRUCIATURE, CHE L’AVEVANO SEGNATA
Immaginate una donna che non ricorda niente di quello che le è successo tra i 18 e i 25 anni, e ha serie lacune mnemoniche sugli anni precedenti. Guardatela entrare, a 18 anni, nell’Institute of Living, in Connecticut, un’unità psichiatrica. Non la accolgono per studiare, la ricoverano. Solo due anni prima era stata candidata reginetta del Mardi Gras, significa tanta popolarità. All’improvviso è entrata nel buio: depressione, mal di testa feroci senza una causa. Raccontata così vi potreste aspettare un personaggio come Jane, la fidanzata dark, sexy e tossicodipendente di Jesse in Breaking Bad. Vi immaginate una di quelle donne che finiscono male, e sempre trascinano qualcuno nel baratro. Invece lei è Marsha Linehan, un’iniziatrice della rivoluzione nella psicoterapia per come la pratichiamo oggi. Ha disegnato la Terapia Dialettico Comportamentale (uso l’acronimo DBT che è come la conosciamo in tutto il mondo, da Dialectical Behavior Therapy) per trattare chi ha impulsi suicidari e tendenze autolesive — tagli, bruciature — nel contesto del disturbo borderline di personalità. Che in poche parole è un insieme di: impulsività, emotività fuori controllo, tendenza a farsi del male, tempestosità relazionale ovvero amore alla sera e odio al mattino dopo. Un disturbo che a conti fatti si accompagna a una mancanza di risposta alla domanda: chi sono io e qual è la mia direzione nel mondo? Di fronte a quelle persone, fino all’arrivo della DBT, gli psicoterapeuti sapevano poco e male cosa fare. Il nuovo approccio irrompe e dimostra che si potevano trattare, ridurre il tasso di suicidi e l’autolesionismo. La DBT è stata un vero game changer.
La Marsha Linehan del liceo la propria direzione nella vita non la conosceva. Figlia di un industriale petrolifero e di una Cajun della Louisiana, brilla e poi all’improvviso non brilla più e la ricoverano. Nessuno lo avrebbe mai immaginato. In ospedale inizia la tragedia. Rompe gli occhiali e ci si taglia. Poi spacca le finestre e coi frammenti di vetro si lacera le cosce, deve placare un dolore indicibile. Se volete capire di che si tratti guardate la struggente e inquietante serie tv Sharp Objects. Niente la ferma, neanche isolarla è sufficiente, perché salta dal letto e atterra a testa in giù, più veloce anche dell’infermiera dai riflessi più pronti. Nell’inferno in cui era precipitata, scrive, niente la salvava. Una pratica di contenimento, che oggi non accetteremmo, la calmava. Le lenzuola bagnate e gelate nelle quali veniva legata dopo una crisi. Legare