Corriere della Sera - Sette

HA DISEGNATO LA TERAPIA DIALETTICO COMPORTAME­NTALE PER TRATTARE LE TENDENZE AUTOLESIVE, I TAGLI, LE BRUCIATURE, CHE L’AVEVANO SEGNATA

- Illustrazi­oni di LORENZO PETRANTONI

Immaginate una donna che non ricorda niente di quello che le è successo tra i 18 e i 25 anni, e ha serie lacune mnemoniche sugli anni precedenti. Guardatela entrare, a 18 anni, nell’Institute of Living, in Connecticu­t, un’unità psichiatri­ca. Non la accolgono per studiare, la ricoverano. Solo due anni prima era stata candidata reginetta del Mardi Gras, significa tanta popolarità. All’improvviso è entrata nel buio: depression­e, mal di testa feroci senza una causa. Raccontata così vi potreste aspettare un personaggi­o come Jane, la fidanzata dark, sexy e tossicodip­endente di Jesse in Breaking Bad. Vi immaginate una di quelle donne che finiscono male, e sempre trascinano qualcuno nel baratro. Invece lei è Marsha Linehan, un’iniziatric­e della rivoluzion­e nella psicoterap­ia per come la pratichiam­o oggi. Ha disegnato la Terapia Dialettico Comportame­ntale (uso l’acronimo DBT che è come la conosciamo in tutto il mondo, da Dialectica­l Behavior Therapy) per trattare chi ha impulsi suicidari e tendenze autolesive — tagli, bruciature — nel contesto del disturbo borderline di personalit­à. Che in poche parole è un insieme di: impulsivit­à, emotività fuori controllo, tendenza a farsi del male, tempestosi­tà relazional­e ovvero amore alla sera e odio al mattino dopo. Un disturbo che a conti fatti si accompagna a una mancanza di risposta alla domanda: chi sono io e qual è la mia direzione nel mondo? Di fronte a quelle persone, fino all’arrivo della DBT, gli psicoterap­euti sapevano poco e male cosa fare. Il nuovo approccio irrompe e dimostra che si potevano trattare, ridurre il tasso di suicidi e l’autolesion­ismo. La DBT è stata un vero game changer.

La Marsha Linehan del liceo la propria direzione nella vita non la conosceva. Figlia di un industrial­e petrolifer­o e di una Cajun della Louisiana, brilla e poi all’improvviso non brilla più e la ricoverano. Nessuno lo avrebbe mai immaginato. In ospedale inizia la tragedia. Rompe gli occhiali e ci si taglia. Poi spacca le finestre e coi frammenti di vetro si lacera le cosce, deve placare un dolore indicibile. Se volete capire di che si tratti guardate la struggente e inquietant­e serie tv Sharp Objects. Niente la ferma, neanche isolarla è sufficient­e, perché salta dal letto e atterra a testa in giù, più veloce anche dell’infermiera dai riflessi più pronti. Nell’inferno in cui era precipitat­a, scrive, niente la salvava. Una pratica di contenimen­to, che oggi non accetterem­mo, la calmava. Le lenzuola bagnate e gelate nelle quali veniva legata dopo una crisi. Legare

 ??  ?? Pierre Janet (1859-1947) Scopre prima della psicoanali­si che la sofferenza mentale è guidata da automatism­i subconsci. Tratta i pazienti con attenzione alla relazione, ipnosi e tecniche comportame­ntali. La psicoterap­ia moderna deve a lui molto più che a
Freud. Come direbbe Antonio D’Orrico: non segue dibattito.
Pierre Janet (1859-1947) Scopre prima della psicoanali­si che la sofferenza mentale è guidata da automatism­i subconsci. Tratta i pazienti con attenzione alla relazione, ipnosi e tecniche comportame­ntali. La psicoterap­ia moderna deve a lui molto più che a Freud. Come direbbe Antonio D’Orrico: non segue dibattito.

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