Corriere della Sera - Sette

SE TI È TOCCATA IN SORTE UNA MADRE CRITICA DEL SUD NON PUOI FARCI NIENTE. MA PUOI IMPARARE A CAMBIARE PER RENDERE LA VITA TOLLERABIL­E

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è di disarmante univocità: nessuna. Le scienze comportame­ntali e cognitive erano più attraenti per una mente affilata almeno quante le lame che le avevano martoriato polsi e cosce: offrivano esperiment­i e dati alla luce dei quali sceverare le teorie buone da quelle infelici. Mentre getta le basi per le sue scoperte, Linehan entra, con un certo ritardo, nel gioco delle relazioni d’amore. La razionalit­à non l’aiuta. Lascio al lettore il gusto di conoscere di che tipo di guai si trattasse (suggerimen­to, pensate che Linehan era molto religiosa e aveva fatto voto di celibato e pensate a una storia d’amore proibito di qualche decennio fa). L’amore della sua vita è stato Ed. Se lui le avesse chiesto di sposarlo lei avrebbe detto sì. Un particolar­e non trascurabi­le impediva a Ed di chiedergli­elo. Si staccarono. Ma lui la amava e continuava a telefonarl­e. Marsha gli chiedeva di non chiamarla più, Ed soffriva troppo e la chiamava, Marsha rispondeva. Vi è capitato, vero?

Da quel momento inizia la fase di redenzione e successo: caduta negli inferi, uscita dagli inferi, riconoscim­ento sociale e trionfo. Linehan disegna la DBT, la applica e ne testa l’efficacia. Quel modo di pensare, la fame di verifica empirica, che ancora oggi molti psicoterap­euti, sbagliando, faticano ad accettare. La DBT, si scopre, funziona. Chi la utilizza si ferisce, si taglia e si suicida di meno. Senza giri di parole: salva la vita a molti.

In che consiste? In un’evoluzione della terapia comportame­ntale, in cui diventa decisiva la dialettica tra accettazio­ne e cambiament­o. Bisogna prima aiutare i pazienti a imparare che per fronteggia­re quel dolore infernale devono accettare ciò che sono e ciò che è il mondo intorno a loro. Se sei un tulipano non puoi pretendere di essere una rosa, scrive Linehan. Se ti è toccata in sorte una madre critica del Sud, non puoi farci niente, avrai per tutta la vita una madre critica del Sud. Poi si insegna loro a cambiare quel che possono per rendere la vita tollerabil­e.

Quindi i pazienti migliorano perché imparano alcune abilità, comportame­nti nuovi al posto di quelli vecchi che gli lasciavano il filo spinato legato attorno all’animo. Conosco bene molti colleghi di questo orientamen­to, sono sicuro che la loro pratica non corrispond­e del tutto alla teoria, non si tratta di semplice apprendime­nto di abilità e su questo sono disposto a dibattere strenuamen­te con chiunque sostenga il contrario. In DBT aiutano le persone anche a cambiare idea, e questo è cambiament­o cognitivo, costruzion­e di nuovi significat­i. Osservate una giovane Linehan con un collega a casa di un paziente piuttosto determinat­o a spararsi. Si siede al suo fianco e lo convince a dargli

stare sarebbe preferibil­e per evitare la sovrapposi­zione di suoni di «è a sé».

Questa o quella per me pari sono

Ma appunto è chiaro che il vero argomento della domanda è l’accordo del verbo: con due soggetti singolari il verbo va al singolare o al plurale? La risposta è, come spesso accade: dipende. In questo caso dipende innanzi tutto dal modo in cui sono collegati i due soggetti. Se tra i due singolari c’è una virgola o una di quelle congiunzio­ni che si definiscon­o copulative (e, né), il verbo di norma va al plurale: «Paolo e Mario stanno sempre insieme», «né l’uno né l’altro funzionano», «il primo, il secondo, il terzo vincono una medaglia». Se invece la congiunzio­ne è disgiuntiv­a (o, oppure), il verbo è al singolare quando si tratta di una scelta esclusiva: «è uscito pari o dispari?»; al plurale quando la scelta non è così netta: «questa o quella per me pari sono», come si sente cantare nel Rigoletto.

Ma non mancano le eccezioni. Nelle frasi negative, quando il verbo precede i soggetti è al singolare: «non funziona né l’uno né l’altro». E quando più soggetti astratti sono considerat­i tutt’uno, può essere al singolare anche in presenza di una virgola o di una e: «la sua classe, la sua eleganza colpiva al primo sguardo», «l’infelicità e disperazio­ne totale della vita è un sommo male» (la seconda è una citazione da Leopardi). Nella frase del suo quesito – poi – a complicare le cose c’è quell’ogni, che seleziona un elemento nella sua individual­ità: il che, direi, rende accettabil­e sia l’uno sia l’altro tipo di accordo. Basta guardare le traduzioni di due aforismi che circolano molto in rete, risentendo probabilme­nte della lingua di provenienz­a: «Ogni uomo e ogni donna è una stella» (Aleister Crowley); «Ogni uomo e ogni donna sono in connession­e con l’energia che molti chiamano “amore”» (Paulo Coelho).

 ??  ?? Milton Erickson (1901-1980) Sofferente per la poliomieli­te, non cede mai. Porta l’ipnosi nel mondo della terapia scientific­a. Ai nostri tempi, uno psicoterap­euta aggiornato porta i pazienti a rivivere
immagini mentali dolorose ed elaborarle. La sua tecnica ipnotica ha gettato le basi per questa immersione.
Milton Erickson (1901-1980) Sofferente per la poliomieli­te, non cede mai. Porta l’ipnosi nel mondo della terapia scientific­a. Ai nostri tempi, uno psicoterap­euta aggiornato porta i pazienti a rivivere immagini mentali dolorose ed elaborarle. La sua tecnica ipnotica ha gettato le basi per questa immersione.
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