Ha stato l’ausiliare? È colpa del servile!
Buongiorno, le pongo il seguente quesito: in un articolo del Corriere ho letto che Maradona «sarebbe potuto andare nell’ospedale più lussuoso», ma a me suona meglio «avrebbe potuto andare». Cosa ne dice?
Paolo Preci tgrilli@hotmail.com
LA QUESTIONE, PAOLO, COINVOLGE due categorie di verbi che fin dal nome sembrano destinati a fare da gregari. La prima è quella dei verbi «ausiliari» (avere e essere), così detti perché fungono da “ausilio” nella formazione dei tempi composti o del costrutto passivo. La seconda, quella dei verbi «servili» (come potere, dovere, volere: alcune grammatiche preferiscono chiamarli «modali») che accompagnano – quasi come se lo “servissero” – l’infinito che li segue e con il quale condividono il soggetto: nella fattispecie, Maradona.
In assoluto, il primo criterio per scegliere l’ausiliare giusto è quello di guardare al tipo di verbo. Con i verbi transitivi, si usa sempre l’ausiliare avere: «Paolo ha vinto la gara». Con i verbi intransitivi, la questione è più complessa. Alcuni – la gran parte – richiedono l’ausiliare essere; così, ad esempio, il verbo andare che appare nella frase di cui stiamo ragionando: «è andato in ospedale». Altri, invece, selezionano l’ausiliare avere: «hanno dormito tutto il giorno», «abbiamo riso tantissimo». Di qui l’esigenza di distinguere – come fanno le grammatiche più recenti – tra due diverse sottocategorie. I verbi «inergativi», in cui il soggetto condivide certe proprietà sintattiche dei verbi transitivi e quindi si ricorre allo stesso ausiliare avere: dormire o ridere, appunto, o anche lavorare, camminare .E i verbi «inaccusativi», in cui il soggetto ha alcune caratteristiche sintattiche assimilabili a quelle che nei verbi transitivi ha l’oggetto diretto e quindi l’ausiliare richiesto è essere: come per andare, appunto, o arrivare, cadere, sparire.
Avrebbe potuto andare anche così