Le abbuffatrici anonime
tanta acqua e allenandosi.
Se un medico cercava di spiegargli, o contrastare la disinformazione, veniva subito bloccato. Un abuso della professione medica su cui Instagram e l’Ordine dovrebbero agire. Sarà il proliferare di espressioni che associano la parola “binge” ad attività mondane (“binge watching”), sarà che ancora pochissimi, in Italia, conoscono il disturbo. Medicina compresa, che a volte lo scambia per le sue conseguenze, cioè l’obesità — come spiegava Vito Salvemini, direttore del servizio di diagnosi e cura dei disturbi alimentari presso l’Asl Roma 2 — e vorrebbe curarlo come un problema fisico (col bendaggio gastrico, ad esempio, in questo caso non solo inutile ma pericoloso). Saranno, anche, i manuali di auto-aiuto. Fioriti in Italia negli ultimi anni e che consigliano di affrontare il disturbo con la mindfulness, lo yoga, cerotti, bibitoni e forza di volontà. Alcuni hanno un approccio simile ai seminari per smettere di fumare, molti sostengono che non occorre consultare un medico. Così, tanti, nel lockdown, si sono convinti di soffrire di binge eating. «Ho preso due chili», scrivevano alla rubrica, devo avere anch’io un disturbo alimentare. Ma il binge eating non è “mangiare troppo”, non è la fame nervosa di un momento di stress. È un disturbo alimentare molto serio, un disturbo mentale. Oltre tre milioni, in Italia, soffrono di disturbi alimentari, dato sottostimato perché tanti non chiedono aiuto e i numeri, spesso, non comprendono il binge — ben più diffuso, da noi come altrove, dell’anoressia. Il binge eater è, anche, rinunciatario. Più simile a un alcolizzato che a un fumatore, casomai. Del mio periodo nel disturbo ricordo la perdita di percezione, come non m’importasse di morire. I disturbi alimentari vanno curati affidandosi a professionisti seri, non bevendo una tisana o leggendo un manuale.
ANORESSIA IN SALSA THRILLER
Puoi parlare di anoressia con un romanzo giallo? Lo fa Chiara Marchelli in
(NN Editore). «Avevo già provato a scrivere del disturbo, ma il risultato era piatto. Così ho optato per la cornice noir».
La nube purpurea,
Formiche,
La leggenda del santo bevitore,
Centuria,
Le avventure di Pinocchio,
Operette morali,
Una vita violenta,
I sonetti,
I fratelli Karamazov, «Ho letto quasi tutto Simenon. Ci sono romanzi di più largo respiro e più belli. Ma Lettera al mio giudice sa far vivere il lato nero e autodistruttivo di una passione. Il protagonista scrive al suo giudice dopo aver commesso un delitto apparentemente immotivato. Ogni volta che mi capita in mano ne ho quasi paura. Sento gli odori, avverto i cambi di luce, il freddo delle stanze. E ho ancora negli occhi la scimmia che ci guarda dalla gabbia.
Spopola su Instagram un personal trainer che periodicamente parla a vanvera di disturbi alimentari. In un post consigliava di combattere il binge eating disorder, disturbo delle abbuffate incontrollate, bevendo