ABORTIRE A NEW YORK FUGA DI UNA MINORENNE
Spicca per avere uno dei titoli «in crescendo» più curiosi questo Mai raramente a volte sempre (su Amazon Prime Video). Azzeccato, però. Perché quelle 4 risposte di un questionario proposto alle ragazze che stanno per abortire, destinato a capire se il feto è frutto di violenza o di impreparazione al sesso, sono scandite, in una delle scene più angoscianti, davanti alla 17enne protagonista Autumn, arrivata in un ambulatorio di New York dalla Pennsylvania, di nascosto da mamma (protettiva) e papà (cialtrone e pericoloso). Un viaggio in pullman che non è solo un’idea di sceneggiatura ma racconta un fenomeno reale: nella Grande Mela si può abortire da minorenni senza il sì dei genitori.
La regista Eliza Hittman già nel 2013 voleva girare il film, ma era presidente Obama e «non c’era interesse, lo si riteneva un periodo di grandi progressi sociali». Poi la stoccata: «Grazie a Trump tutto è tornato di attualità».
La regista, che per questo film ha vinto l’Orso d’argento a Berlino 2020 con i fratelli D’Innocenzo di Favolacce, racconta gli adolescenti con una cifra tutta sua: sobria, quasi documentaristica eppure dolente; dialoghi scarni che lasciano spazio a silenzi carichi di oppressione, concentrata sulle facce degli attori, qui le due meravigliose debuttanti Flanigan e Ryder, con la prima che nel suo volto volutamente qualunque, né bello né brutto, esprime i drammi di tutti a quell’età.
MAI RARAMENTE A VOLTE SEMPRE
LA FRASE
Regia di Eliza Hittman con Sidney Flanigan, Talia Ryder e Théodore Pellerin