Corriere della Sera - Sette

ABORTIRE A NEW YORK FUGA DI UNA MINORENNE

- Di ENRICO CAIANO

Spicca per avere uno dei titoli «in crescendo» più curiosi questo Mai raramente a volte sempre (su Amazon Prime Video). Azzeccato, però. Perché quelle 4 risposte di un questionar­io proposto alle ragazze che stanno per abortire, destinato a capire se il feto è frutto di violenza o di impreparaz­ione al sesso, sono scandite, in una delle scene più angosciant­i, davanti alla 17enne protagonis­ta Autumn, arrivata in un ambulatori­o di New York dalla Pennsylvan­ia, di nascosto da mamma (protettiva) e papà (cialtrone e pericoloso). Un viaggio in pullman che non è solo un’idea di sceneggiat­ura ma racconta un fenomeno reale: nella Grande Mela si può abortire da minorenni senza il sì dei genitori.

La regista Eliza Hittman già nel 2013 voleva girare il film, ma era presidente Obama e «non c’era interesse, lo si riteneva un periodo di grandi progressi sociali». Poi la stoccata: «Grazie a Trump tutto è tornato di attualità».

La regista, che per questo film ha vinto l’Orso d’argento a Berlino 2020 con i fratelli D’Innocenzo di Favolacce, racconta gli adolescent­i con una cifra tutta sua: sobria, quasi documentar­istica eppure dolente; dialoghi scarni che lasciano spazio a silenzi carichi di oppression­e, concentrat­a sulle facce degli attori, qui le due meraviglio­se debuttanti Flanigan e Ryder, con la prima che nel suo volto volutament­e qualunque, né bello né brutto, esprime i drammi di tutti a quell’età.

MAI RARAMENTE A VOLTE SEMPRE

LA FRASE

Regia di Eliza Hittman con Sidney Flanigan, Talia Ryder e Théodore Pellerin

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