Tre fricchettoni e una speranza Gli altri là fuori sanno ripararci
Mettiamocela via, siamo tutti dei sopravvissuti alla guerra che in un modo o nell’altro è stata la nostra infanzia. È successo tutto laggiù, scrive Michele Mari. E però: non è mai troppo tardi per costruirsi un’infanzia felice, sembra rispondergli il finale di quel libro-amuleto che è Natura morta con picchio di Tom Robbins.
Come a dire che arriviamo alle soglie del meraviglioso e terribile mondo degli Altri rotti, o quantomeno incrinati dentro, da quello che abbiamo vissuto da bambini: e da lì in poi gli incontri che faremo potranno ripararci, perfino quando ci danno la sensazione di spezzarci di nuovo, perché magari, chi lo sa, quello che spezzeranno è un meccanismo, un’abitudine del nostro cuore a cui eravamo affezionati, ma che in realtà era un vizio e metteva in pericolo noi e chi ci si avvicinava.
Se non vi ho convinto, sta per arrivare in libreria una storia che tiene insieme la certezza di Michele Mari e la speranza di Tom Robbins e che sicuramente vi convincerà. L’ha scritta Rosario Pellecchia, che siamo abituati ad ascoltare ogni mattina da anni su Radio 105 e che nelle sue pagine conferma di avere una voce forte di quella leggerezza che non nega le nostre complessità, anzi, di quelle complessità è una specie di spremuta magica. Si intitola Le balene mangiano da sole (Feltrinelli) e racconta di Luca, che ha dodici anni e non ha mai conosciuto suo padre, di Giulia, che ha quarantacinque anni e dopo una notte piena di luna su una spiaggia di Bali si ritrova incinta di Luca e racconta di Genny, che di anni ne ha ventidue e corre, corre, corre sulla sua bici, perché di professione ha scelto di fare il rider, e mentre consegna il cibo a domicilio sogna le vite che intravede dalle porte delle case e scappa dal dolore irrimediabile che ha segnato la sua. Tre persone, insomma, ognuna alle prese con qualcosa che si è scassato, laggiù. E che però, insieme, riusciranno a sentirsi meno sole quantomeno nel sentirsi