SALVIAMO I LEMMING DELLA CANZONE ITALIANA
Egregio direttore artistico di Sanremo 2022, il suo sarà il vero Festival della ripartenza, altro che quello distopico con le mascherine e la platea vuota dello scorso anno. Il suo predecessore Amadeus aveva invitato 26 cantanti (più 8 giovani) e altrettante canzoni si sono riversate nel sistema musicale italiano. Una corsa che ha intasato radio (Radio Italia le ha messe in rotazione tutte, Rtl 23) e piattaforme streaming e che in poche settimane ha visto la gran parte dei concorrenti scivolare fuori dalle prime 100 posizioni delle classifiche.
I cantanti come i lemming. È falso che quei roditori scelgano volontariamente il suicidio di massa – sfatiamo una leggenda metropolitana –, ma è vero che per evitare il sovrappopolamento migrano e non tutti arrivano a destinazione. Come i cantanti di
Sanremo. Non c’è spazio, nemmeno se lei trovasse tutte hit, per così tante novità.
Strade alternative
L’esigenza del suo programma televisivo è di riempire ore di palinsesto (abbiamo ancora gli arretrati di sonno dall’Amadeus 2), ma si potrebbe cercare un’altra strada. Un cast di una dozzina di artisti, ma non con la doppia canzone con cui Fazio mise in piedi una roulette russa, e due delle cinque serate in cui a ciascuno è concesso il palco in totale libertà per 20 minuti fra canzone in gara, un medley di hit del repertorio, qualcosa di inedito per dare un’idea del progetto in arrivo e degli ospiti. Ne morirebbero di meno.
Salvi lei i lemming della canzone italiana dal giro delle pro-loco la prossima estate.