Corriere della Sera - Sette

(E TU LA AMI ANCORA) L’UNICA STRADA È PARLARNE

SE TUA MOGLIE È NO VAX

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Caro Massimo, ho cinquant’anni, una moglie coetanea della quale sono ancora molto innamorato, ma ho un grosso problema che non so come risolvere: io sono vaccinato (con terza dose) e lei si rifiuta di fare anche solo la prima. Ne abbiamo discusso fino allo sfinimento. Io credo nella scienza, lei invece all’inizio si diceva scettica mentre ora invece è convinta dell’inutilità, financo della pericolosi­tà, del vaccino. Mentre io prenotavo e poi facevo la prima, la seconda e la terza dose, lei ha iniziato a rimandare con vari pretesti e poi a rifiutarsi del tutto. Ora è passata a un altro stadio ancora: cercare di convincere altre persone a seguirla in quello che io considero ormai un delirio (con sfumature complottis­te). So che non sono l’unico a vivere una situazione del genere in famiglia, però nel mio caso non si tratta di un parente generico che posso evitare di incontrare o al limite frequentar­e senza accennare al vaccino. Con mia moglie ci vivo e soprattutt­o la amo, e questa situazione mi sta facendo soffrire moltissimo. D’altra parte, dopo trent’anni insieme, che peso può e deve avere questa divergenza di opinione? Sono molto confuso.

Giò

CARO GIÒ VAX, mi hai fatto tornare in mente una lettera che ricevetti tantissimo tempo fa (doveva essere il 2006) da un signore politicame­nte impegnato, il quale aveva invitato a cena una donna che gli piaceva molto.

Mentre la riaccompag­nava a casa, lei gli aveva proposto di salire a bere qualcosa e, insomma, tutto stava andando secondo il migliore dei copioni possibili, senonché lui parcheggiò l’auto sotto un gigantesco poster elettorale di Berlusconi. La donna lo indicò e disse: “Dobbiamo dargli una possibilit­à, vero?”. Ma quel lettore aveva per Berlusconi la stessa simpatia che i vampiri hanno per l’aglio e la serata si concluse in modo catastrofi­co.

Un dissidio legato alla politica o alla scienza può rovinare un amore che nasce. Mi sembra più difficile che riesca a minare un sentimento consolidat­o da trent’anni di convivenza. Difficile, ma non impossibil­e, perché la complicità dovrebbe sempre essere alla base di una coppia. E si può rimanere complici pensandola in maniera diametralm­ente opposta su un tema così rilevante? Un no vax convinto ha una visione del mondo che raramente si limita al problema contingent­e dei vaccini, ma investe il suo modo di considerar­e la scienza, la medicina, la vita stessa. Per non parlare dell’educazione della prole: conosco una coppia di genitori separati, dove il no vax è il papà, che sta litigando da settimane sull’opportunit­à di vaccinare o meno la figlia minorenne.

Tu sembri quasi sorpreso dalla situazione, come se ti sentissi vittima di un tradimento. Ecco, in una coppia che si ama ancora, l’unica clausola di salvaguard­ia è parlarsi. Ascoltare le ragioni dell’altro, provare a guardare le cose dal suo punto di vista. Può darsi che le divergenze vaccinali siano la spia l’occasione che si ripresenta, l’opportunit­à di portare a termine qualcosa rimasto incompiuto. Per noi è l’invito a ricomincia­re, a partire alla riscossa, accettando e assecondan­do il cambiament­o. In quale direzione?

Con questa rubrica vogliamo aiutarvi a sceglierla: scrivete a 7dicuori@rcs.it

«NE ABBIAMO DISCUSSO FINO ALLO SFINIMENTO, LEI ORMAI È PREDA DI UN DELIRIO CON SFUMATURE COMPLOTTIS­TE»

di un’incompatib­ilità ben più ampia di cui finora avevate fatto finta di non accorgervi. Anche se mi piace sperare che non sia così e che la primavera, oltre a un affievolir­si definitivo della pandemia, porti a una riaccensio­ne delle ragioni ideali della vostra unione. Però non illuderti: se non vi parlate (e non vi ascoltate), non succederà.

Caro Massimo, sono tornato a vivere in Italia, dopo avere lavorato in Spagna. Lì ho conosciuto un ragazzo, ci siamo innamorati e abbiamo convissuto felicement­e. Però, verso la fine del secondo anno della nostra relazione, non ero più attratto da lui come al principio. Perciò, ho scelto di lasciarlo, malgrado provassi ancora dei sentimenti per lui. L’anno dopo la rottura, lui ha fatto l’Erasmus in Italia per avvicinars­i a me e tentare di ricomincia­re. Per la seconda volta ho scelto di chiudere la storia, dopo un tentativo durato un mese. In seguito, il fatto di scambiarci dei messaggi affettuosi di tanto in tanto mi ha illuso che lui fosse lì, sempre disponibil­e e pronto a ricomincia­re. Ma la settimana scorsa ci siamo rivisti e, dopo aver appreso che lui frequenta un’altra persona, ho avuto una crisi emozionale. Però ho compreso che lui è innamorato, così ho deciso di non insistere e chiudere per sempre questo rapporto. So di essere stato un egoista a pensare che potesse aspettarmi per tutto questo tempo, così come sono consapevol­e che lui rappresent­a una via di fuga da un presente che non mi soddisfa. Però, provo molto dolore e sento la sua mancanza. Ritieni che la mia scelta di chiudere definitiva­mente sia stata corretta?

Giuseppe

CORRETTISS­IMA, GIUSEPPE. Tu non soffri perché lo ami, ma perché lui ha smesso di amare te. Si tratta solo di una ferita all’orgoglio e passerà in fretta: l’orgoglio ha risorse di autoguarig­ione incredibil­i.

NON ILLUDERTI: DOVETE ASCOLTARVI A VICENDA, ALTRIMENTI SARÀ FINITA. ASPETTANDO PRIMAVERA

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