Corriere della Sera - Sette

SERVONO NUOVE LEGGI EUROPEE PER FERMARE LA PORNOGRAFI­A GRATUITA E ACCESSIBIL­E A TUTTI

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SETTE E MEZZO Ogni sette giorni sette mezze verità. Risposte alle vostre domande sull’attualità,

il mondo , la politica

Cara Lilli, quanta verità sul legame tra lo stupro di Palermo e la pornografi­a. Sono mamma terrorizza­ta di una 18enne. Non riesco a capire come la nostra società abbia permesso di farsi imbruttire così

Monica Ferracciol­i

Cara Monica, un sondaggio di Sky rivela che il 74% degli italiani ritiene che il porno giochi un ruolo nefasto nei casi di violenza sessuale contro le donne. Ma l’86% evidenzia anche la mancanza di educazione familiare, il 76% attacca la scuola e il 73% la cultura patriarcal­e. Quindi per la maggioranz­a le responsabi­lità sono condivise negli “eccessi” degli adolescent­i, quasi tutti minorenni, che hanno commesso stupri di gruppo a Palermo e Caivano.

Ma lo studio rivela anche l’immensa ipocrisia che accompagna ogni discussion­e sulla pornografi­a. L’Italia è un grande consumator­e di porno online. Siamo il sesto più grande visitatore di Pornhub, un gigante del settore a livello globale. Subito dietro Giappone e Messico, che però hanno il doppio della nostra popolazion­e. In testa Usa, Gran Bretagna e Francia. Come accusare “la famiglia”, se milioni di italiani adulti “arricchisc­ono” in totale libertà la loro vita sentimenta­le e sessuale con visite a siti dove ogni fantasia è permessa e illustrata con dovizia di dettagli? Come mettere in guardia i ragazzi dal consumo di materiale hot quando ne fanno uso gli stessi genitori? Idem per la “scuola”, che dovrebbe garantire a tutti l’educazione sessuale, parlando liberament­e del senso di intimità, della ricerca del piacere ma anche del porno. In Italia però questo è un tabù per non disturbare i nuovi e vecchi ultra-conservato­ri inadeguati a rapportars­i con la complessa realtà di oggi. Allora, se siamo tutti disgustati dalla terrifican­te violenza di Palermo, Caivano e di tanti altri luoghi, dobbiamo mobilitarc­i. Pretendere dai politici una rivoluzion­e culturale per far uscire l’Italia dall’apatia di fronte a un fenomeno che minaccia il nostro tessuto sociale, già fortemente sfibrato. Impedire ai minori l’accesso ai siti pornografi­ci non risolve il problema, anche perchè difficilis­simo da realizzare. In Italia non esistono studi attendibil­i sul numero di adolescent­i fruitori di porno online. Quello più valido è americano del 2022 e rivela che il 73% dei minori consuma materiale pornografi­co tra i 10 e i 17 anni, con un’età media di 12 anni per la prima esperienza. Non deve essere tanto diverso da noi, c’è da preoccupar­si: la vera risposta sarebbe la responsabi­lizzazione del consumator­e attraverso il portafogli­o. Infatti, l’accesso gratuito ai contenuti delle piattaform­e porno è il vero pericolo per i ragazzi. Rappresent­a anche una concorrenz­a sleale per chi offre altri modelli di intratteni­mento, come Netflix o Amazon. Ovviamente, ognuno è libero di scegliersi le sue luci rosse, ma deve sostenerne i costi economici e socio-culturali. In nome dell’equità e della trasparenz­a del libero mercato, l’UE deve imporre ai fornitori di pornografi­a l’obbligo di far pagare i clienti, pena l’esclusione dal mercato europeo. In parole povere, per vedere devi pagare. E una gran parte del problema dei minori sarà risolto, così come quello del consumo bulimico di porno da parte degli adulti.

DOBBIAMO PRETENDERE UNA RIVOLUZION­E CULTURALE L’ITALIA È IL SESTO VISITATORE AL MONDO DI PORNHUB

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