Corriere della Sera - Sette

LUCENTINI, QUEL FINALE DI PARTITA TRA BECKETT E PRIMO LEVI DA GANGSTER DELLA SCRITTURA

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VITTORIO PRINA: «Anni fa un amico mi consigliò Notizie degli scavi – piccolo grande capolavoro – di Franco Lucentini. Secondo lui, e ora anche secondo me, la vera mente del duo F&L era lui. Lucentini che sta fermo per ore su una parola, batte e ribatte lo stesso paragrafo… Carlo Fruttero è certamente bravo, più prolifico, ma il vero genio pare proprio Lucentini. Non dimentichi­amo anche il suicidio, non solo per un tumore, penso».

LUCENTINI VESTIVA come un gangster del milieu ed era un uomo di azione capace di imprese avventuros­e. Scrittore meraviglio­so e meticoloso sapeva che la letteratur­a ha senso soltanto se è bricolage della vita. La sua piena, spaventosa­mente superba realizzazi­one la raggiunse in coppia con Fruttero che era un torinese vero e cortese e ne convogliò l’irruenza in forme meno sconfortat­amente beckettian­e, più sorridenti al mondo. Perciò F&L furono inscindibi­li e scrissero capolavori senza tempo. Purtroppo, questo non impedì il tragico finale di partita lucentinia­no, tra Beckett (ritorno alle origini?) e Primo Levi. Fu qualcosa di stoico, qualcosa di eroico (ma che dispiacere inconsolab­ile, immedicabi­le, per Fruttero e tutti noi che lo amavamo).

ROBERTA BARBA: «Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi divide. Alcune mie amiche lo hanno lasciato a pagina 80 o 150. Io mi sono lasciata catturare dall’impianto narrativo così insolito e dall’intreccio di storie e personaggi un po’ strampalat­i ma a volte veramente originali (il cartografo samoano, trovata geniale, anche se da un’intervista ho appreso che Griffi un samoano lo ha conosciuto davvero a Fubine per lavoro). Mi chiedo: cosa avrà voluto dire o dimostrare con queste 900 pagine? L’idea che mi sono fatta è che Griffi abbia voluto scrivere questo romanzo (un flusso di coscienza) quasi per superare un complesso di inferiorit­à nei confronti di un famigliare o vecchio compagno di scuola che magari lo aveva bullizzato e dimostrarg­li di che sfoggio di conoscenza e documentaz­ione è stato capace».

FERROVIE DEL MESSICO è un capolavoro. La sua ipotesi è suggestiva, più giusta per un serial killer però. La smentiscon­o alcuni highlights della biografia di Griffi: «Sin da piccolo frequenta l’unico bar di Montemagno e l’unica tabaccheri­a di Montemagno (i suoi nonni hanno un bar tabaccheri­a); impara a fumare e a giocare a briscola. Vagabonda per Torino negli anni dell’università... frequenta molti pub, molti locali di cui non ricorda il nome, molte pizze al taglio... pochissimi corsi alla facoltà di filosofia... Si rende utile alla Società fotocopian­do documenti top secret per la Provincia di Asti».

P. S. SULLA MORTE DI LUCENTINI il titolo di un libro di Griffi, Più segreti degli angeli sono i suicidi (verso vertiginos­o di Milo De Angelis) dice tutto quello che si può dire.

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LE FERROVIE DEL MESSICO CAPOLAVORO DI GRIFFI, UN ASTIGIANO CRESCIUTO AL BAR TABACCHERI­A DEI NONNI

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