OBBLIGO DI CRAVATTA E NO A SANDALI & CODINO LA BATTAGLIA DI CAIATA
Ci sono parlamentari che entrano alla buvette di Montecitorio vestiti come se stessero entrando in un bar della stazione Termini. È al bancone della buvette che li osservi meglio, da vicino, e con maggior disgusto. Colpiscono i dettagli. Certi con maglioni a collo alto, ma senza richiami esistenzialisti, alla Strehler, proprio maglionacci da montagna. E poi i jeans e i pantaloni di velluto indossati su giacche blu stazzonate. Alcuni deputati hanno abolito i calzini. Un deputato con il codino, qualche anno fa, cominciò a venire calzando sandali da frate francescano. Le scarpe da ginnastica sono, spesso, la regola. La cravatta è, ormai, un optional. Quanto alle deputate: alcune in bilico su tacchi spaventosamente alti e con camicie sbottonate sull’abisso di una volgarità da club privé. Altre della serie: ho messo la prima cosa trovata in armadio, signora mia. Una, era quasi estate, si presentò con un paio di zoccoli da centro sociale. Altre con gli zatteroni, che sono tornati di moda. Perché, purtroppo, anche la politica segue la moda. Ora, intendiamoci: qui nessuno pensa che le deputate debbano arrivare a Montecitorio strette nei severi tailleur grigiastri di Nilde Jotti e Tina Anselmi, e sarebbe impensabile chiedere le grisaglie di Aldo Moro. Ma tornare a pretendere un po’ di decoro, un po’ di gusto nel dress code istituzionale, un po’ di rispetto estetico per un luogo sacro come il Parlamento, è diventato francamente necessario. Se ne è accorto anche il deputato meloniano Salvatore Caiata, ex grillino, che – ai primi di agosto – presentò un ordine del giorno in cui chiedeva ai suoi colleghi di abbigliarsi con un po’ più di grazia, abolendo qualsiasi tipo di sneakers e introducendo l’obbligo della cravatta (come accade per i senatori). Spavento generale. Fastidio. Insofferenza. Così, alla fine, l’ordine del giorno fu riformulato e approvato dopo opportune limature, quindi diventò assai generico, con vaghezza veniva solo ricordata l’opportunità di «un abbigliamento più consono». In tutto questo, resta il figurone di Caiata – 53 anni, da Potenza, imprenditore nel ramo ristorazione – che, lo scrivo per piacere di cronaca, ha comunque pure lui un piuttosto look ondivago. Certe volte, di un’eleganza sobria. Spesso, di botto, vistoso come un tronista della De Filippi.
IL DEPUTATO SI È RIBELLATO AI LOOK «NON CONSONI» IN AULA. SENZA GRANDE SUCCESSO...