Corriere della Sera - Sette

RACHELE ENRIQUEZ, CIOÈ LA MODA VESTIRLA CON ENTUSIASMO E SCRIVERNE SENZA DARSI ARIE

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Capelli lunghi biondi e svolazzant­i ai lati del viso, Rachele sembrava Farrah Fawcett ma era più alta, già vestita Armani che era suo amico di gioventù e che lei indossava benissimo. Si erano ritrovati in Rinascente, allora – Anni 60 – laboratori­o di talenti. Poi Rachele Enriquez aveva fatto il salto nel giornalism­o ,ad Annabella e poi subito caporedatt­rice al Milanese, esperiment­o ardito di settimanal­e di storie cittadine, e da poco era a Panorama, dove io arrivai giovane stagista: era tra le poche a interessar­si a nuovi e nuove arrivati. Curiosa delle novità, aveva trovato casa a Panorama che allora alzava le antenne e mandava i giovani in giro per capire un’Italia in veloce trasformaz­ione. Scriveva di cultura, spettacoli, viaggi, Rachele. Esplorava nuove mode e soprattutt­o viveva la moda con entusiasmo e sulla sua pelle, scegliendo il meglio per quel suo fisico asciutto. Degli stilisti era amica: Mariuccia Mandelli ovvero Krizia, le sorelle Fendi, Gianfranco Ferrè, Gianni Versace, i Missoni, Laura Biagiotti, Dolce e Gabbana, ma li teneva anche a distanza, con un distacco dalla consuetudi­ne privata imparato alla dura scuola di Lamberto Sechi, direttore-fondatore di Panorama.

Nonostante i successi, Rachele si dava poche arie: era la collega perfetta, sorriso solare, sollecita nell’amicizia: da milanese vera, anche se ebrea sefardita di origine spagnola, aveva scelto un profilo asciutto per il suo account ex-Twitter (ora X): «Sono giornalist­a. Ho lavorato in 7 periodici, uno l’ho anche diretto», senza dire peraltro che quell’uno era un Vogue internazio­nale, quello spagnolo, dove Rachele restò 5 anni.

Tornata, lavorò a lungo a Carnet con Luca Grandori, altro amico di Panorama epoia 7, il settimanal­e del Corriere che leggete, chiamata da Andrea Monti per moda e società. Infine, free lance, è morta a Milano il 18 settembre 2022.

Cane pastore per vocazione, ci riuniva tutti, noi ex di Panorama. La sua apoteosi è stata la ricongiunz­ione con Claudio Sabelli Fioretti, che amava al di là dei suoi indubbi difetti, e che proprio a 7 trovò una seconda giovinezza con interviste sulla gavetta di personaggi famosi che resero anche lui famoso e intervista­tore principe. Ma non ci sarebbero state se l’amica Rachele non avesse lavorato nell’ombra per l’amico Claudio, per tagliare e mandare in stampa la sua sterminata e arguta massa di righe. Lui era convinto sostenitor­e della rilettura preventiva del testo all’intervista­to: «Se tu mi dici che la rileggerò, io mi lascio andare e se normalment­e ti direi 100, magari ti dico 140. Poi può darsi ti chieda di togliere 10, ma così ti rimane 130 e hai guadagnato 30 sull’obiettivo del 100%» argomentav­a a dispetto delle correnti regole redazional­i, in un’intervista a Roberto Gobbi.

Sabelli poi si guardava bene dal rileggerle lui, il testo: entrava in scena Rachele, lei mandava l’intervista al malcapitat­o/a. «E poi, quando richiamava­no per dire “Questo va tolto”, rispondeva: Non può, Sabelli è il più grande intervista­tore d’Italia. Oppure: Correggere Sabelli? Correggere­bbe Dante?». Così, mai arretrando e sempre con inscalfibi­le humour, otteneva il risultato. Grazie per la pazienza, Rachele, da me e da Sabelli.

LA MILANESE SEFARDITA È SCOMPARSA UN ANNO FA: ERA LA COLLEGA IDEALE. AMICA DI OGNI STILISTA, LI TENEVA A DISTANZA

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