NOVE RAGAZZI DALLA VITA DIFFICILE CON UN SOGNO: UN GIORNO, NOI CHEF
Il senso del progetto a cui prende parte lo svela con una frase del gesuita cileno Alberto Hurtado: «Per insegnare basta sapere, mentre per educare è necessario essere». E lo chef Alberto Gipponi, che in passato ha fatto anche il musicista e l’assistente sociale, per Mattia, Allen, Anna, Emmanuel, Engel, Loubna, Maica, Nicholas e Trivi è una guida nella scuola per aspiranti cuochi. I ragazzi e le ragazze sono alla loro prima esperienza importante nel settore. Vengono da situazioni familiari difficili, ma hanno tutti un sogno: affermarsi nella ristorazione.
Nel programma Saranno cuochi – Ema Stokholma voce narrante, in onda da domani per quattro puntate del sabato mattina di Rai2 – i ragazzi costruiscono il proprio tragitto attraverso lezioni e masterclass per terminare l’esperienza con uno stage di tre mesi in un ristorante. In cattedra, oltre a numerosi docenti, ci sono il critico Andrea Grignaffini e il ricercatore di biofisica e Nobel per la Pace Riccardo Valentini. Il professore Vincenzo Schettini, popolare fisico da milioni di follower, approfondisce invece con delle mini pillole video le reazioni fisiche che avvengono dietro ai fornelli.
«Ci sono stati dei cambiamenti importanti nei ragazzi: all’inizio non avevano idea di cosa volesse dire essere puntuali e ordinati perché non lo avevano mai fatto. Poi hanno portato più attenzione, più desiderio», racconta Gipponi. «Ricordo Allen che diceva con una certa dose di stupore che stava prendendo appunti. A 18 anni era incuriosito, stava provando interesse verso qualcosa al di fuori di lui».
Nella prima puntata, Nicholas, 23 anni, dichiara subito di stare lì per cercare un riscatto perché ha capito di non essersi dato abbastanza da fare. Engel, 19 anni, spera di trovare la sua strada per sé stessa e le persone che hanno creduto in lei. Mattia, coetaneo, vuole dimostrare le sue potenzialità: dove vive, nei Quartieri Spagnoli di Napoli, «il futuro bisogna cercarselo». Anna, 21 anni, con una famiglia numerosa, insegue l’indipendenza.
Racconta Trivi, 21 anni: «Sono cresciuto in una comunità a Torino, mamma non era in grado di mantenerci. Sono entrato lì che non mangiavo niente, poi mi sono appassionato alla cucina». Anche Emmanuel, 25 anni, nigeriano, parla del suo passato. In Italia è arrivato sei anni fa grazie a una nave spagnola che lo ha salvato: «Questa esperienza mi dà da mangiare, una casa, un futuro». Maica, 20 anni, si commuove quando ammette di aver avuto «una caduta del mio modo di essere» e che sua madre – secondo lei – non lo ha mai notato. Ora però vuole «rendere la cucina un’arte». Loubna, 22 anni, di origini marocchine ha trovato in quella passione un modo per volersi bene. Prima, precisa, il suo rapporto con il cibo non era molto sano.
La scuola si propone ai ragazzi come sfida, ma soprattutto come possibilità. Perché alla fine del percorso, Gipponi, più ancora della preparazione dei piatti, è convinto di aver lasciato loro almeno tre insegnamenti: «Amare i propri errori più dei respiri, provare a essere i migliori maestri per sé stessi e non aver paura di conoscere i propri limiti».
INSALATA DI CEREALI