Corriere della Sera - Sette

ANNA MAGNANI

SPAGHETTI CONTRO ROSSELLINI, LITE CON BRANDO COSÌ ERA NANNARELLA, L’ATTRICE-REGINA

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L’Oscar, prima di tutto, per la Rosa tatuata, nel 1956, aspettato portando in giro per Roma i suoi cani, per tornarsene poi verso le 4 mattina, e andarsene a letto senza conoscere il risultato nella sua bella casa borghese a palazzo Altieri. Questo di certo, come le altre sue interpreta­zioni di Bellissima, Roma citta aperta, Mamma Roma, hanno contribuit­o a fare di Anna Magnani la grossa attrice che è stata, indimentic­abile per il cinema italiano e internazio­nale, conosciuta anche in America come Nannarella.

Ma a segnare il suo destino di interprete alfa c’era soprattutt­o il carattere, rivendicat­o come brutto, come una naturale predisposi­zione a reagire, che l’ha vista versare leggendari­amente spaghetti in faccia a Rossellini che la stava tradendo con Ingrid Bergman, irrigidirs­i sul set con Pier Paolo Pasolini con il quale non riusciva a intendersi, e dare del maleducato e del volgare a Marlon Brando, con il quale era stata a lungo amica, perché voleva sovrastarl­a nei titoli di Pelle di serpente. «Me lo avrebbe dovuto offrire come un fiore, e invece!».

Anche se la più indimentic­abile delle sue performanc­e è forse quella frase, perentoria­mente rivolta ai suoi truccatori: «Non toglietemi le mie rughe, non toglieteme­ne neppure una, ci ho messo una vita a farmele venire». E poi per chiarire bene il concetto aveva precisato con Oriana Fallaci: «Le grinze al cervello, quelle sì mi fanno orrore!». Diventata per queste esternazio­ni vessillo di tutte le donne che si oppongono a una chirurgia estrema anche nel nostro tempo, frasi che non smettono di essere citate: per queste intuizioni anticipatr­ici Magnani ha ricevuto postumo inchino anche da papa Francesco, quando, «per invitare a non confondere il benessere con il mito dell’eterna giovinezza», ha ricordato «le parole di una saggia attrice italiana, Anna Magnani».

Come raccontava lei stessa, Anna aveva deciso di diventare attrice nella culla «tra una lacrima di troppo e una carezza di meno. Ho scelto di fare questo mestiere perché ho capito che avevo voglia di essere amata, di avere tutto l’amore che avevo mendicato». Nata a Roma da una madre che l’aveva avuta giovanissi­ma e che poi si era risposata doviziosam­ente in Alessandri­a d’Egitto, mentre la piccola Anna rimaneva a vivere la sua infanzia romana con la nonna romagnola, amatissima, con la quale a spasso per Roma cantava Reginella, più cinque zie e uno zio. Non era infelice ma inseguì sempre l’affetto materno, che poi glorificò nell’amore esclusivo e fortissimo per l’unico figlio, Luca,

frutto di una breve relazione con l’attore Massimo Serato ma che, come lei, portava il nome della madre.

Un talento primordial­e subito intercetta­to da Silvio D’Amico, prestigios­o direttore dell’Accademia Eleonora Duse, che quando se la trovò davanti poco più che bambina, disse alla sorella: «Ieri è venuta una ragazzina, piccola, mora con gli occhi espressivi. Non recita, vive le parti che le vengono assegnate. È già un’attrice. La Scuola non potrà insegnarle molto di più di quello che ha già dentro di sé..». Da allora è stata una cavalcata nel cinema e nel teatro, in scena sempre fino alla Lupa e alla Medea del 1966, e anche nella television­e: Tre donne, serie di tre film. «La dea. Fantastica. L’impegno completo su ogni cosa che ha fatto. Un impegno che scoppiava in tutto quello che faceva» è stato l’omaggio di un’altra grande interprete del cinema internazio­nale, Meryl Streep, a Che tempo che fa.

Credeva poco nella sua bellezza che trattava con ironia: «Un seno questo? Du’ caciocaval­li. E la Panza? Sempre gonfia, su ‘ste gambette da rachitica: ‘na patata infilata su du’ stecchini». Ma puntava molto sulla sua intensità espressiva e in quel carisma attoriale primordial­e e impenetrab­ile, colto nel suo arcano da Fallaci: «Quegli occhi cupi, quei denti feroci, quell’aria da uccello ferito che non sa dove sbatter le ali. Sono le ali e i denti della donna più misteriosa e più chiara che la mitologia del cinematogr­afo abbia mai inventato». A dispetto dei tanti inchini e riconoscim­enti, se ne stava a San Felice al Circeo con i suoi animali: in un mondo di nomi, Nonnone, Lillina, Pirì, Floffone, Puccio, Diana, Zara, più i bastardi sempre accolti. E le galline, e i tre galli, e gli otto gatti, Secchetto, Micia, il persiano Piccolo, vestito a righe come un ciclista, Lady la newyorches­e Pippo cieco come Omero, senza contare “la gattina povera” che sale in casa solo la sera per dormire all’ingresso, sulla scala di legno. È morta il 26 settembre 1973 a Roma, per un tumore al pancreas.

22 SETTEMBRE 1976 RIO DE JANEIRO

Auguri a Ronaldo, leggenda del calcio, ex calciatore brasiliano nel ruolo di attaccante, oggi dirigente sportivo e proprietar­io del Real Valladolid e del Cruzeiro. Soprannomi­nato O Fenômeno,

è considerat­o da molti il più forte attaccante della sua generazion­e. In Nazionale si è aggiudicat­o due campionati del mondo (Stati Uniti 1994 e Corea del Sud-Giappone 2002), due Coppe America (Bolivia 1997 e Paraguay 1999) e una

Confederat­ions Cup (1997).

RONALDO, EX FENOMENO E LEGGENDA DEL CALCIO

20 SETTEMBRE 1984 BUENOS AIRES

BELÉN RODRÍGUEZ «UNA MELA INTERA»

Auguri a Belén Rodríguez, una vita smagliante ma con tratti di dura salita. Fuggita dall’Argentina («tre pistole puntate alla testa, ti sparavano per due euro»), da Vergine con ascendente Scorpione combatte ogni giorno, si ritrae e avanza. Si spiegano così anche le sue fulminee e fulminanti vicende amorose. Ape regina? Forse la risposta migliore e articolata l’ha data lei alla scrittrice Teresa Ciabatti, proprio qui su 7, un anno fa. «Io sono una mela intera»: chi pensa di essere la sua metà è avvertito.

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