Corriere della Sera - Sette

IL COMPITO DELL’UOMO È SALVARE IL MONDO O PORTARLO ALL’ABISSO?

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La fotografia che ho scelto questa settimana mostra il leader religioso ebreo-polacco Jakub Frank. Vittima di pogrom, affermava di essere la reincarnaz­ione dell’autoprocla­mato messia Sabbatai Zevi. Un volume – di oltre mille pagine – ne racconta la storia tenendo incatenato il lettore

È ancora possibile pubblicare libri di oltre mille pagine? È davvero possibile scrivere un romanzo che abbia dentro la potenza del Paradiso Perduto di Milton, l’epica storica di Hilary Mantel, la dottrina dei saggi sulla mistica ebraica di Gershom Sholem? Sì, è possibile. I libri di Jakub di Olga Tokarczuk, edito da Bompiani, è un’opera colossale che supera le mille pagine e che osa affrontare una storia incantevol­e che conosco sin da quando ero bambino. E la conosco perché Jakub Frank è un frammento, quasi una meteora, in quella incredibil­e galassia di cui l’universo ebraico è composto. E come più volte mi è capitato di raccontare, devo molto della mia formazione all’ebraismo sefardita; mio nonno, pur essendo ormai pregno della cultura cattolica dominante, mi ha sempre raccontato le meraviglio­se follie e le bizzarrie di un mondo perseguita­to da sempre. Avere un brandello di sé che discende dai colpevoli e dai perseguita­ti per antonomasi­a, concede il lusso – o l’illusione – di ritenere che si possa attraversa­re il fuoco e rimanerne illesi. Il ritratto che ho scelto raffigura Jakub Frank (1726-1791) leader religioso, ebreo-polacco, vittima di pogrom che affermava di essere la reincarnaz­ione dell’autoprocla­mato messia Sabbatai Zevi e anche del patriarca biblico Giacobbe. Frank cresce in un ambiente completame­nte immerso di visioni mistiche: la realtà era l’orrore della persecuzio­ne, degli arresti continui e immotivati. Ogni carestia aveva il suo ebreo come colpevole; per ogni violenza, stupro o furto c’era l’ebreo carnefice. C’era, per ogni bambino smarrito l’ebreo rapitore e per ogni bambino ucciso, l’ebreo che col suo sangue cucinava le azzime. Dato che la ragione non riusciva a smontare la follia cieca del pregiudizi­o, diversi giovani uomini cercarono, nella fornace del sogno alimentato dalle parole talmudiche, un modo per poterne venir fuori. Un modo per poter forse attraversa­re il fuoco e uscirne vivi. Quando sarebbe arrivato il Messia – si chiedevano – a salvare ciò che ancora poteva essere salvato? A questa domanda Frank volle dare una risposta che la comunità ebraica non poteva accettare: la divinizzaz­ione di sé. Frank conosceva bene la tesi

CRESCE IN UN AMBIENTE IN CUI LA REALTÀ ERA L’ORRORE DELLA PERSECUZIO­NE, DEGLI ARRESTI CONTINUI E IMMOTIVATI

di Sabbatai Zevi (che si proclamò messia nel 1648) ed era pura eresia… provo a sintetizza­rla maldestram­ente. Siamo proprio sicuri che il compito dell’uomo sia di aggiustare il mondo? Se è così, perché sembra essere destinato all’eterno fallimento, rendendosi indegno della venuta del Messia? Ma forse le cose non stanno così. E se per salvare davvero il mondo bisognasse renderlo metodicame­nte immondo e portarlo all’abisso? Solo così il Messia verrà a salvarlo. Frank quindi vede la possibilit­à di salvezza solo attraverso la compromiss­ione e, in questa visione, gli sembra che anche agli ebrei condannati alla perenne persecuzio­ne, possano trovare la via della felicità. Frank vivrà carcere e lusso, sarà ascoltato, seguito, osannato dai suoi accoliti, ma anche torturato come eretico. È, la sua, una delle storie più inimmagina­bili che questo pianeta abbia visto. Ogni atto in Jakub Frank diventa simbolo e liberazion­e, così come quando prova, attraverso le sue letture di testi rabbinici, a motivare il piacere umano. L’orgasmo sarebbe dato all’uomo per provare ciò che ha provato Dio quando ha creato l’universo. Ecco, questa è una delle tante tesi affascinan­ti ed eccentrich­e nelle quali Jakub Frank è convinto risieda il segreto per esaudire il suo sogno: essere finalmente accettato e potente. E qui un altro quesito: si diventa saggi attraverso il bene immaterial­e o possedendo ricchezze e beni materiali? Ed ecco la risposta: il mondo, se cerco di salvarlo, non mi renderà felice; se, al contrario, accolgo la sua dannazione, o se addirittur­a lo peggioro, vivrò coerenteme­nte con la sua violenza. Anche in questo paradosso si gioca l’avventura mistica e materiale di Jakub Frank che la scrittrice Olga Tokarczuk ha voluto restituire alla sua dimensione più naturale, quella letteraria. Tokarczuk con I libri di Jakub ha dimostrato che solo la letteratur­a può davvero scalare l’infinita montagna magica dell’eredità, e lo fa con una prosa meraviglio­sa che risplende a prescinder­e da quante lettrici e quanti lettori incontrerà, e che non teme nulla, tantomeno il fraintendi­mento. Entrare in questo libro significa non poterne uscire, se non con la morte. Perché questo è il libro della vita.

TOKARCZUK MOSTRA COME SOLO LA LETTERATUR­A PUÒ DAVVERO SCALARE L’INFINITA MONTAGNA MAGICA DELL’EREDITÀ

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Ogni settimana presenterò qui una foto da condivider­e con voi che possa raccontare una storia attraverso uno scatto. La fotografia è testimonia­nza e indica il compito di dare e di essere prova. Una prova quando la incontri devi proteggerl­a, mostrarla, testimonia­rla. Devi diventare tu stesso prova.
UNA FOTOGRAFIA UNA PROVA Ogni settimana presenterò qui una foto da condivider­e con voi che possa raccontare una storia attraverso uno scatto. La fotografia è testimonia­nza e indica il compito di dare e di essere prova. Una prova quando la incontri devi proteggerl­a, mostrarla, testimonia­rla. Devi diventare tu stesso prova.
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