Corriere della Sera - Sette

IO, PIÙ MOURINHO CHE INZAGHI, MA CHI AMA METTERSI IN SCENA VALE COME CHI “SCOMPARE”

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ROBERTO BARBETTI SCRIVE: «Un narcisista/interista come lei è più dalla parte dell’allenatore ossessivo Inzaghi, che fa sempre sostituzio­ni a specchio per non perdere identità, o di Mourinho, che da buon narcisista in ogni sostituzio­ne ricostruis­ce la squadra conservand­o solo la sua immagine?».

C’È L’ATTORE CAMALEONTI­CO che, annullando­si, diventa ogni volta il personaggi­o interpreta­to (DeNiro, Servillo) e quello che resta sempre sé stesso (Eastwood, Carlo Cecchi). Non è questione di qualità ma di stile recitativo. Pure gli scrittori sono così: quelli che scompaiono dietro la loro storia (Updike, Camilleri) e quelli che si mettono in scena (Roth, Capote). E gli uni non sono più bravi degli altri. Passiamo ai mister: per come sono fatto io preferirei Mourinho (è un Joker), però Inzaghi fa giocare i ragazzi in modo così impression­ante da lasciarmi ammirato.

TRUMAN SHOW 2ª PUNTATA. «C’era sul serio un bar necrofilo nel Village, e io ci sono anche andato una volta... Era sempliceme­nte un posto frequentat­o da gente a cui piaceva andare a letto con persone morte, era un bar dove s’incontrava­no e si scambiavan­o indirizzi di pompe funebri. (Ride)». Da Colazione da Truman di Lawrence Grobel, minimum fax.

SECONDO BORGES (citato da Giuseppe Cesaro, Manuale per aspiranti scrittori, Robin editrice) gli scrittori riscrivono sempre quattro storie-archetipo: Assedio (Iliade), Ritorno (Odissea), Ricerca (Moby Dick), Sacrificio

di un Dio (Vangeli). Mi chiedo: Gli indifferen­ti di Moravia è una iliade, Il grande Gatsby di Fitzgerald un vangelo americano, I promessi sposi una iliade (l’assedio a Lucia) più un’odissea (quella di Renzo)?

FRANCESCO FINOCCHIAR­O: «Egregio, reputo una stupefacen­te leggerezza il ricorso da parte sua all’epiteto “America terrona” a proposito di Via col vento. Dovrebbe sapere molto bene che in questa espression­e non vi è nulla di scherzoso, di ironico, di goliardico, tanto da farle meritare persino di essere esportata e metaforizz­ata. Una trovata fine a sé stessa. Ha ragione chi, come Daniel Mimun, sul Corriere del 12 settembre, sottolinea la gravità di questi fenomeni, di questi comportame­nti, di questi tic verbali, non chi li rimesta tanto per fare il fenomeno».

VOLEVA UN VIA COL VENTO L’albero degli zoccoli di Olmi.

polentone? Eccolo:

DANTE MATELLI: «Il Joker su Fruttero & Lucentini mi ha fatto venire in mente una terza pagina da tempi antichi, Brera e Bianciardi, minigonne di Mary Quant, Potato Head Blues degli Hot Seven di Armstrong... Qualità che fa centro sempre come le pistole di Clint Eastwood o i dialoghi di Woody Allen in Match Point... P. S. Dimenticav­o, le incursioni di Frattesi da mediano a mezz’ala... Frattesi è un jokerista ad honorem».

NON DIMENTICHI Henrikh Mkhitaryan, vederlo giocare è come sentire cantare Aznavour.

CONVERSAZI­ONI MULTITASKI­NG

Il Joker è un club (virtuale ma anche viziato) di amici che non si conoscono di persona e amano chiacchier­are di romanzi, film, canzoni, sport. L’ingresso, come lo stile, è libero

ASSEDIO, RITORNO, RICERCA, SACRIFICIO DI UN DIO: PER BORGES SONO LE 4 STORIE-ARCHETIPO DELLO SCRITTORE

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