Corriere della Sera - Sette

NON C’È UNA DEFINIZION­E DI FAMIGLIA BIOLOGIA, NATURA? NO, È CULTURA DELL’AMARE. E SI IMPARA

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È impossibil­e dare una definizion­e unica di amore, costringer­lo in un’astrazione: perché l’amore, per sua essenza, s’incarna. Disobbedis­ce ai dogmi e, per avverarsi, richiede una promessa: non recitare, non mentire, essere sé stessi. Vale anche per famiglia.

Com’è possibile che sia una per nove miliardi di persone differenti? Che si riduca la vastità delle nostre vite, con i loro affetti, misteri, contraddiz­ioni, a una forma immutabile? Una forma che non cambia è una gabbia, e nelle gabbie si soffoca. Invece una famiglia dovrebbe essere il contrario: un luogo spalancato, dove la vita si esprime a voce piena e si realizza in squadra. Un antidoto a qualsiasi forma di violenza.

Se devo dire cosa non è famiglia, penso a quelle case in cui i bambini crescono vedendo qualcuno che picchia qualcun altro, che lo vessa, lo umilia, arrivando a credere che sia normale, accettabil­e. Penso a quei casi di cronaca in cui le donne vengono abusate, uccise dai compagni, e i figli restano orfani, oppure compromess­i. A quelle tavole intorno a cui non ci si parla, in cui si covano rancori, ferite, eppure si resta insieme per facciata.

Se devo dire invece cosa dovrebbe essere una famiglia, penso a un luogo in cui si fa dell’amore un’opera autentica. Che non significa idillio, assenza di conflitti, bensì dialogo, complicità, rispetto. Un luogo in cui ciascuno è disposto a mettersi in discussion­e e aiuta l’altro a trovare la propria strada, nel costante sostegno e ascolto. Un luogo che accoglie gli altri, che agli altri si rivolge in radicale sincerità, abbraccian­done le differenze. È una creatura viva, la famiglia. Polifonica, in movimento.

Siccome siamo tutti diversi e complessi, anche gli amori e le famiglie lo sono. E che meraviglia questo plurale, che liberazion­e: poter essere felici ognuno nel suo modo originale – l’unico davvero possibile. Che meraviglia potersi guardare l’un l’altro con curiosa partecipaz­ione, con la voglia di capire e incontrare chi ama e fa famiglia diversamen­te, impegnando­si nell’essenziale: la responsabi­lità di chi amiamo.

E, se è vero che quando si ama non si può semplifica­re, che è impossibil­e dare una definizion­e di famiglia senza nasconders­i dietro le maschere o le ideologie, è vero altrettant­o che ci si può sempre provare. Quindi: cos’è famiglia? È una radura, un porto di mare, un orizzonte. È dove si fiorisce. E non importano il genere o il numero dei suoi componenti, non importano le apparenze né la biologia o la natura: per fortuna l’umanità è più vasta di un meccanismo, l’umanità è libera – a patto di vincere la paura della propria libertà.

Via gli articoli determinat­ivi, via le maiuscole, via gli assoluti: largo alla realtà di chi siamo. A contare è solo la cultura: del rispetto, del prendersi cura, dell’amare – un lungo percorso in cui, fino alla fine, non si sa: si impara.

COME L’AMORE, DISOBBEDIS­CE AI DOGMI. VALORIZZA IL RISPETTO E LA CURA. È DOVE SI FIORISCE ED È UN LUNGO PERCORSO

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